11/03/2023 17:07
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Spalletti, Sarri, Allegri, Pioli, Inzaghi, Gasperini. Bravi e bravissimi allenatori. Ottimi risultati raggiunti, imprese uniche da tramandare (Spalletti quest'anno). Nessun personaggio da palcoscenico. Ovvero, a modo loro Spalletti, Allegri e Sarri sanno anche stare in scena. Ma il loro appeal è periferico rispetto agli one man show che una volta abbondavano nel nostro campionato, sia in panchina sia in campo. L'unico vero grande personaggio mediatico della Serie A, oltre a essere il miglior allenatore per valori assoluti, non per opinione ma perché lo sentenzia la sua storia, è Jose Mourinho. Che attira i riflettori più degli schemi del Napoli, più della telenovela sul rinnovo di Leao o dei due tocchi della squadra di Sarri.
Mourinho apre bocca e si dà fiato alle trombe almeno per una settimana. Mourinho spinoff di una Serie A che al vertice quest'anno non è mai stata competitiva, perché il Napoli sta scrivendo una storia inedita, e che alla luce dei fatti, per personalità tutt'altro che spiccata dei calciatori e per carisma mediatico lacunoso dei tecnici, mette sempre lui al centro delle prime pagine. C'è chi si schiera, quindi su un binario stanziano i difensori senza se e senza ma, e sull'altro chi arriva persino a mistificare la realtà, tipo dopo Cremona, quando gli intellettuali dalla penna lunga hanno falsificato gli atti, scrivendo che ha usato la baruffa con Serra per giustificare la sconfitta clamorosa. E poi c'è chi segue l'onda, dicendo la propria per argomenti sui quali il portoghese si è appena scagliato con la forza di uno tsunami.
Dicevamo di Cremona e delle ricostruzioni fasulle. Mentire sapendo di mentire. Ma tanto conta tirare in ballo Mourinho. Non se ne esce. Lui accende, sposta l'attenzione, rimanda in stampa i quotidiani. Fermate le rotative! Mourinho ha parlato! Circolo vizioso. Non che gli dispiaccia. O è meglio dire non che gli dispiaceva? Perché, ci avrete fatto caso e forse continuerete a constatarlo, da qualche settimana ha indossato i panni del diplomatico. Parla di calcio, evidenzia i suoi errori, non cerca lo scontro. È un altro? Si sta lasciando andare sapendo che sta lasciando? Si dirà e si parlerà in questo modo. Statene certi. Per la teoria del purché se ne parli. E lui fa parlare. Un tempo avremmo detto che fa vendere più copie in edicola, ma non esiste quotidiano in salute di ferro, servirebbe un miracolo per fare ripartire le vendite, e lui per i miracoli si sta attrezzando ma non può frenare la nuova era della comunicazione, sempre più web e sempre meno fogli di carta.
Immaginate un Mourinho che si è stancato di fungere da Viagra per un circo che non fosse per lui perderebbe ulteriori vetrina e spettatori, a causa dell'impossibilità di esporre stadi, bilanci floridi e un calcio che non sia sistematicamente martoriato da scandali e processi. Mourinho si è fatto più riflessivo perché in questo calcio italiano viziato e sporcato dal malaffare un anno sì e l'altro pure, sulla graticola ci finisce sempre lui, perché non basta neanche più vincere con la Juventus e la Real Sociedad, si scriverà che la sua Roma non meritava di vincere perché attua un gioco troppo sparagnino. E via coi titoloni.
Si è stancato di sentirsi "usato". E di passare perennemente come il feticcio da sventolare quando si vuole alzare l'audience. La conferma della squalifica non lo sorprende, e in fondo neanche lo amareggia più di tanto. Ha semplicemente capito l'andazzo. E sta mostrando un altro lato di se stesso. Sempre originale, sono gli altri semmai che scimmiottano e fingono. Lui è così da 25 anni. Non ci sarà domani, non ci sarà al derby. Ma ci sarà la sua squadra, che ora dovrà assumersi la responsabilità di rappresentarlo. Ora è il momento per i suoi calciatori di dimostrare di sapere camminare con le loro gambe. Esposti, senza parafulmine.
Riusciranno i nostri eroi?
In the box - @augustociardi75