Bambinopoli

14/05/2023 12:06

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Ora che tutti li chiamano "bambini", ci viene voglia di scrivere "ragazzi provenienti dalle giovanili", così come ora che tutti parlano di "primo e secondo tempo" in riferimento alle doppie sfide europee, useremo il più classico degli "andata e ritorno". Roma ci ha messo parecchio a scoprire i modi di fare e di dire Mourinho, ma ci rendiamo conto che era complicato capire uno che allena a grandi livelli da appena venti anni. Ora ne parlano come fosse il migliore amico pure quelli che fino a due anni fa lo consideravano il male del calcio. Hai visto mai che ci si possa ritagliare un posto al sole? Guardiamo oltre, parliamo dei bambini, pardon, dei ragazzi provenienti dalle giovanili.

Felix, Bove, Zalewski, Volpato, Tahirovic, Majchrzak, quindi Missori e, se ci sarà tempo, Keramitsis. Chi più, chi meno, nel biennio Mourinho sta trovando spazio nel serbatoio la benzina verde, quel carburante vitale per una squadra in tempi di emergenza e per un club che facendo i conti col fair play finanziario può ritrovarsi in casa calciatori da tenere fissi in prima squadra o gente da vendere realizzando plusvalenze senza ombre, ossia ragazzi che vengono venduti a scatola aperta e non sulla base di manciate di gol e parate nei campionati giovanili alimentando più sospetti che speranze di carriere illuminate. Qualcuno dei calciatori in erba nominati, erano stati già notati da Fonseca, che non fece in tempo a mandarli in campo con continuità o curiosità perché c'era una scadenza incombente sul suo contratto. Ci riuscì con Calafiori e Darboe, utili protagonista in una Roma che puntava tutto sull'Europa League e si arrabattava in Serie A con la spina staccata e con mille mila infortuni. Poi arrivò Mourinho, che si presentò confidando a persone vicine che Zalewski e Bove erano i più pronti fra i tanti ragazzi aggregati alla sua prima Roma. C'erano ancora, appunto, Calafiori e Darboe, ma pure Ciervo, lo stesso Missori pronto oggi all'esordio, Milanese, il ragazzino Felix. Proprio lui, Afena-Gyan, la prima plusvalenza dell'era Mourinho. Preferito spesso a Shomurodov, mossa vincente in casa del , poi oggetto di battute infelici di parte di una piazza che spesso gonfia il petto per prendersela coi meno "potenti", difeso a spada tratta dallo stesso allenatore, che ha ridicolizzato i fenomeni che invocavano la forca dopo l'infortunio di Wijnaldum, che si scontrò accidentalmente con l'attaccante ghanese. Operazione da 9 milioni. Vendendo Felix alla Cremonese, la Roma si è praticamente ripagata il primo anno di stipendio di Mourinho.

Che nel frattempo aveva trasferito in prima squadra Zalewski, indirizzando verso il ruolo più consono alle sue caratteristiche e, centellinandoli, Volpato e Bove, "eroi" di una rimonta disperata con il Verona. Gente che oggi ha utilità e valore. Certo, non si può pretendere che siano 'forti" quanto Casadei che, senza mettere piede nella prima squadra interista, l'estate scorsa valeva già 15 milioni, tanto da meritarsi il Chelsea. O forti quanto i ragazzi spediti dal al Lille nell'operazione Osimhen, e che Lille non l'hanno vista manco in cartolina. La Roma preferisce ancora fare le cose alla luce del sole. I ragazzi delle giovanili se possibile si spostano in prima squadra, o vanno a farsi le ossa nelle serie inferiori e quindi, solo a quel punto, se servisse, avranno una valutazione monetaria.

Felix, 17 presenze (660 minuti) e 2 gol nel 2021-22. Zalewski, 16 più 29 presenze, titolare nella finale di Conference League. Bove, esordio in A con Fonseca, contro il Crotone, 29 presenze nel biennio Mourinho. E poi Volpato, 10 presenze e 2 gol, Tahirovic 8 presenze, Missori, esordio assoluto contro lo Zorya nel 2021-22, poi passerella nel finale in Roma- della scorsa settimana. Fino a Majchrzak, un quarto d'ora contro il . Un'infornata di giovani provenienti dalle giovanili. Per tutti, da un po', i bambini. Per chi non ricordava che Mourinho chiamava bambino Santon ai tempi dell' e che bambini erano per lui i ragazzi del Manchester United con cui il giorno dopo la finale del mondiale 2018 partiva per Los Angeles nella tournée di preparazione alla stagione, perché i grandi erano stati impegnati con varie nazionali nel torneo mondiale in Russia. Nell'immaginario collettivo, i giovani vengono lanciati dai giochisti, mentre i tecnici pragmatici impiegano soltanto gli over 30. Troppo complicato pensare che ogni allenatore al mondo manda in campo gli under 21 soltanto in due casi: se trattasi di campioni in erba, o in caso di emergenza. Basterebbe ricordare che la peculiarità di , eccellente allenatore, non è mai stata quella di lanciare giovani del vivaio. E che nessuno negli ultimi venti anni di Roma ha proposto così tanti ragazzi. Bisogna tornare a Eriksson, o a Liedholm, a un calcio in cui le rose erano composte da sedici-diciassette calciatori, e quindi c'era più spazio per aggregare i giovani. Secondo banali luoghi comuni, allenatore pragmatico vuol dire medio evo, oscurantismo, vecchi calciatori borbottoni e super pagati. Non esistono le sfumature. Le opinioni tagliate con l'accetta non le prevedono.

In the box- @augustociardi75