Viagra per la Roma, Vavra per gli altri

21/05/2023 17:00

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - C'è un film del 2006 dal titolo emblematico. Cambia la tua vita con un click. Attori riconoscibili. Adam Sandler e Kate Beckinsale, Henry Winkler che per tutto il mondo è Fonzie di Happy Days, e poi Davis Hasselhoff che per tutti è il bagnino Mitch di Baywatch o prima ancora era quello che guidava KITT la macchina parlante. Trama all'americana: al protagonista propongono un telecomando per cambiare, pigiando i tasti, la sua vita. Come ti cambia la vita. Con un click.

Quella della Roma due anni fa è cambiata con un tweet. Col click dell'autore del tweet che dal comparto media ha comunicato al mondo la notizia più bella che un tifoso della Roma potesse leggere. Da quel momento, è cambiato il mondo. Non è cambiato ancora il corso della Roma in campionato, ma con un piccolo sforzo (poi ne parleremo) ci sarebbe tempo per modificare pure quello. Cosa è la storia della Roma? Passione, senso di appartenenza, attaccamento alla squadra che si lega visceralmente alla città, empatia. Valori, sentimenti e percezioni che, con orgoglio, nel corso dei decenni, hanno permesso di trasformare i pugni in faccia più dolorosi in aneddoti da tramandare ai posteri. Come a dire: nonostante tutto, siamo ancora qua. Ma quanto male hanno fatto. I balletti sulle gambe molli, tipo ubriaco, del maledetto Grobbelaar, pochi istanti prima che i vari Bruno Conti e Graziani battessero i maledetti calci di rigore in coda alla maledetta finale contro il maledetto Liverpool. I tre gol di Di Chiara e Barbas il 20 aprile del 1986. Vavra dello Slavia Praga. Pazzini della Sampdoria nel 2010. Quegli episodi che hanno procurato dolore fisico che si tramuta in rabbia, con la voglia di sbattere la testa mille volte contro il muro. Quando rischi di impazzire e può scoppiarti il cuore. Ma non di perdere l'amore, e Massimo ci perdonerà. Perché l'amore in questo caso non si perde, semmai si rafforza, nonostante ci sia una specie di assuefazione alla beffa, al finale che temi, al maledetto "mai 'na gioia". Fino a quando non ti consegnano un telecomando. E tu hai finalmente facoltà di cambiare canale. Anzi, la vita. Perché scopri che in tv fanno un film diverso dal solito. È interattivo, sei protagonista, battono il ciak, e tu non sparisci alla seconda scena, non sei Bombolo che prende schiaffi fino ai titoli di coda, non ti portano via la moglie o il marito, non sei il poliziotto che muore tentando di sventare la rapina in banca. Sei il protagonista. E ti sorprendi perché sul set il copione che conosci a memoria viene assegnato ad altri attori. Che parlano olandese, inglese, tedesco. Indossano la maglia del Feyenoord, del Leicester, del Bayer Leverkusen. C'è un ruolo persino per alcuni attori norvegesi. Si sono presentati con la maglia del Bodo Glimt, un paio di buone pose nelle prime sequenze del film, ma in fondo sono soltanto dei guitti che si danno un tono perché avevano quasi rubato la scena iniziale agli attori principali. Come natura vuole, fanno la fine che meritano. Mica male questo film. Manco a dirlo, il produttore è americano. Che ha scelto nel 2021 il regista e sceneggiatore, ma anche primattore davanti alle telecamere, che negli anni ha fatto incetta di premi, e colleziona record di incassi al botteghino. Quello che ti ha cambiato la vita. Te ne accorgi guardando negli occhi gli avversari che hanno in mano il copione che fino a ieri dovevi imparare a memoria tu. Era sempre la stessa scena: camminavi tronfio, prenotavi voli aerei, ti illudevi, ci credevi, poi speravi, poi imprecavi, ti disperavi, finivi nello sconforto ma sempre pronto a ricominciare il giro.

Ora quel macigno di copione sta in mano agli altri. Ai giocatori del Bayer Leverkusen, al loro che schiumano rabbia, all'allenatore del Bodo Glimt che si litiga la scena madre con Slot del Feyenoord. Perché Jose Mourinho ha cambiato la vita della Roma. Ha ribaltato la storia. Ora i passivi della beffa sono gli altri, che stampano le statistiche delle partite per vantarsi di avere fatto ventitre tiri, ma di gol manco l'ombra. Che poi ventitre tiri in una partita non li faceva neanche il Brasile di Pele, ma nel calcio delle statistiche, degli scienziati, si cerca di sminuire l'unica cosa che conta, il risultato finale, esasperando i concetti basati sul possesso palla e sui passaggi riusciti. Schiumano rabbia, si mangiano il fegato. Sono loro ad avere bisogno del Gaviscon e del pantoprazolo. Dei gastroprotettori. Mourinho è il loro Vavra. Il loro Pazzini. Ora sta al produttore americano capire che non si deve tornare indietro. Perché Roma ha scoperto che la storia si può cambiare. È bastato un click. E l'entrata in scena del miglior regista, sceneggiatore e attore su piazza. Jose Mourinho. Viagra per la Roma. Vavra per gli altri.

In the box - @augustociardi75