10/07/2023 18:44
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Chi si aspettava che Mourinho a Ciampino strappasse dalle mani dei cronisti il microfono per bestemmiare e poi inveire contro proprietà e dirigenza, non solo è rimasto deluso, vuol dire che non lo conosce. Chi non solo è rimasto deluso e non lo conosce, ma aveva già pronto l'editoriale sul solito allenatore rompicoglioni che cerca già alibi per giustificare fallimenti stagionali futuri, si affretta a scrivere che Mourinho affiderà ai suoi agiografi l'onere di inveire al posto suo. Solita storia. Volpe e uva. La scorsa estate si organizzavano simposi per interpretare il significato dei piedi che lui stesso si fotografava. Tornato in Italia non disse mezza parola, e si analizzò il silenzio. Ovviamente interpretandolo a piacimento. Ossia: non parla? È incazzato nero. Solita storia. Presunzione di conoscenza.
Due anni fa, dopo le prime esternazioni pubbliche, decise di non parlare più neanche a margine delle amichevoli, al punto che si fermò coi cronisti dopo una quarantina di giorni. Perché aveva capito che pure dopo un'inutile sgambata contro il Trastevere le sue parole venivano interpretate in modo apocalittico. E pure quella lunga astinenza da microfono fu letta come scontentezza, mal di pancia, e via dicendo. Ogni estate un'interpretazione ad minchiam. È il destino dei più grandi. Chi li commenta, partirà sempre da un pregiudizio, positivo o negativo. Al terzo anno di Roma, Mourinho conosce come le sue tasche la situazione finanziaria, i pregi e i difetti di ogni lavoratore di Trigoria, le peculiarità e le spigolature del proprietario del club. Così come tutti sanno come è fatto. O meglio, lo sa chi lo conosce bene, e lo sa chi ci sta a stretto contatto lavorativo, quotidiano. Gli altri interpretano.
Molta meno fantasia viene usata coi suoi colleghi. Pioli sta sempre on fire per i giornali, fateci caso. Sia che gli comprino Maignan, sia che il Milan perda Maldini, Massara e Tonali. Perché i romanzi calcistici popolari devono sempre prevedere il diavolo e l'acqua santa. Pioli starà sempre tra le fila dei buoni. Sarri rilascia un'intervista in cui si lamenta del calendario? Non ci sono strascichi, come giusto che sia, ci mancherebbe. Si fosse lamentato Mourinho, avrebbero cercato appigli per aggiungere una decina di giorni di squalifica. Invece il portoghese torna e ironizza sulla squalifica stessa, non concede più assist e soddisfazione agli astanti per poterlo descrivere come un maleducato rosicone rompicoglioni inopportuno. Li lascia con un palmo di naso pure quando ripetutamente gli si chiede del mercato, chiosa "non mi aspetto niente, penso solo a lavorare". E mo? "e mo ci pensano i suoi scendiletto" bofonchiano spocchiosamente le "grandi" firme.
La grande stampa italiana, quella che propone articoli su Jankto esponendolo nel baraccone della mediocrità mentale come "il primo calciatore gay della Serie A", trova sempre il modo di fare il processo alla moralità altrui. Come se Jankto fosse il primo calciatore che in Italia può giocare usando il monopattino per rincorrere gli avversari. Vabbè. Se in confidenza si chiedesse a ogni allenatore sulla faccia della terra se è pienamente soddisfatto del mercato, forse si scoprirebbe che persino Guardiola e Ancelotti avrebbero qualcosa da rimproverare a City e Real. Mourinho non chiede Valverde e Kane. Conosce i margini di operatività della Roma. Anzi, ha dato un notevole contributo all'ossigeno finanziario del club. Giustamente a giugno Tiago Pinto ha vinto il premio venditore del mese, ma i giovani che hanno permesso alla Roma di fare cassa, hanno acquisito valore grazie all'allenatore.
Volpato, Tahirovic, Missori come Felix un anno fa. Inoltre, se non è necessario comprare un mediano e un esterno in più è pure grazie a lui che ha dato fiducia a Bove e Zalewski (quest'anno occhio a Pisilli). Infatti ha individuato centrocampisti che non manderebbero sul lastrico la società. Kamada a zero, Sabitzer, per cui bisogna lavorare ai fianchi il Bayern Monaco, in prestito magari con riscatto condizionato. Sperando che mentre si sfoglia la margherita, qualcuno non presenti offerte per il cartellino e se lo porti a casa. Mourinho è il più disincantato su De Paul. Gli piace, ovvio, ma sa che l'Atletico vuole venderlo a titolo definitivo. Prestiti o parametro zero. Le soluzioni ci sono. Si obietterà: gente come Sabitzer guadagna 6 milioni di euro a stagione, sono tanti. Ok, ma che vuole fare la Roma da grande? Perché dei rischi di impresa verranno corsi, altrimenti si può ripiegare su Saponara a centrocampo e magari Lapadula in attacco.
Mourinho non storce la bocca davanti a Scamacca, poi, ovvio, magari Morata gli piacerebbe di più, ma non è facile raggiungerlo. Sabitzer, Kamada, Scamacca, persino Morata. Cosa c'è di così scandalosamente proibitivo? Forse la smania di chi deve narrare a capitoli la storia dell'eroe dirigente che è costretto a confrontarsi col famelico e spietato allenatore. Perché esisteranno gli agiografi degli allenatori, ma state certi che non mancano i racconti delle epiche imprese dei dirigenti, vergati da arguti scrittori. Dicono sia il gioco delle parti. A ognuno il suo. E mentre ognuno di noi si sceglie l'eroe preferito, Mourinho ha deciso di non fornire assist gratuitamente. Smanierà? Sbufferà? Può darsi. Ma non in pubblico. Se è così indigesto ai mass media nazionali, allora che si cerchino su altri lidi i titoli a nove colonne. Il calcio in Italia ha pochissimi personaggi? Problema dei titolisti e degli editorialisti, non di Mourinho. Che fino a ora non si è manco fotografato i piedi. I feticisti della comunicazione restano in angosciosa attesa.
In the box - @augustociardi75