2024: dimenticare Budapest

31/12/2023 15:08

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La testa va sempre là. A Budapest. Al netto dei rimpianti, delle arrabbiature, degli schieramenti più o meno sinceri e spontanei. La vittoria a Budapest sarebbe stato il momento più alto della storia della Roma. Ma a causa di un arbitraggio vergognoso questo traguardo è stato negato. Sono rimasti gli strascichi, i rimpianti. Le divisioni. Le diversità di vedute fra club e allenatore e tifosi. Da quel momento, in molti hanno perso l'orientamento.

C'era chi si convinceva che da un momento all'altro arrivasse il rinnovo, chi pensava che uno fra Mourinho e Pinto non avrebbe iniziato la stagione a Roma. Chi pregava affinché si ripartisse da qualsiasi altro allenatore, chi tifava affinché la proprietà si schierasse all'opposizione di UEFA e FIGC. Un minestrone di sensazioni, di false notizie, di messaggi subliminali, di foto da interpretare, di interessi personali e commerciali dei mass-media che hanno raccontato la verità che gli faceva comodo invece che i fatti. Miserie comunicative.

Editorialisti sguinzagliati o disgelati soltanto per vergare articoli di attacco al sistema Roma e a Mourinho. Simposi patetici sui ghiaccioli alle more. Parlavamo nei mesi scorsi di Roma che faceva più notizia coi suoi spinoff che per le partite giocate. Siamo stati buoni profeti agevolati dalle informazioni certe che ottenevamo. E per questo additati di essere gli scendiletto di Mourinho, accusa spesso lanciata da chi nei decenni ha venduto o avrebbe venduto la prole pur di avere informazioni dirette. Passiamo oltre.

2023, la Roma si è fermata a Budapest. 2024, cancellare Budapest. Non i rimpianti, tantomeno la rabbia. Impossibili da cancellare. Cancellare Budapest significa riportare sullo stesso binario tutte le componenti in viaggio. Proprietà, dirigenza, comparto tecnico. A prescindere dal nome del prossimo allenatore. Se il tecnico sbraita dopo una finale rubata, la societa non può assumere una posizione farisaica. O raddoppi le forze attaccando spalla a spalla assieme all'allenatore. Oppure da quell'allenatore prendi le distanze, fino addirittura a cacciarlo. Ma fai qualcosa. Non può bastare ragionare da burocrati evidenziando che c'è un contratto da rispettare. Nel calcio non funziona così. Il calcio è un'azienda atipica. Non può reggere all'infinito neanche la teoria dell' "hanno scelto di non parlare". Se non hai voce, fai il ventriloquo. Oppure piazzi un dirigente carismatico che ti rappresenti.

Il 2023 è passato assaggiando bastone e carota di Mourinho. Pronto a vergare di mazzate spogliatoio e club, ma anche a mettere lo zuccherino sulla carotina lodando la famiglia giallorossa e dando piena disponibilità a restare. Restare come? Anche studiando un progetto di ripartenza, con tanti saluti agli haters che continuano a credere alla favoletta del Mourinho che pensa solo ad accumulare soldi. Cazzate. Mistificazione della realtà. E Pinto? Prima lodato, poi compatito, poi descritto in uscita, poi pronto a restare. Uno, nessuno e centomila, general manager con delega per la direzione sportiva negli anni più complicati, quelli in cui devi fare i conti col bilancino. General manager con delega per la direzione sportiva in un periodo storico che gli tornerà utile. Perché mettere nel curriculum di avere lavorato con Mourinho non potrà mai essere deleterio. Chi ha provato negli anni a compatirlo mostrando benevolenza, di Pinto se ne infischiava. Voleva soltanto usare Pinto per sporcare l'immagine dell'allenatore.

Pinto in scadenza. Come Mourinho. Entrambi alle prese con un calciomercato che finora ha partorito la suggestione Bonucci. E sappiamo come è andata ma soprattutto come si è sviluppata. La Roma mai ha raggiunto l'intesa col difensore. Ma molti media negavano l'evidenza. Perché serviva a dividere ulteriormente. Perché laddove si crea un vuoto, provano a infilarsi presunti usurpatori e saltimbanchi che cercano una luce che mai avrebbero in condizioni normali. Sapendo già che torneranno a fare i conti con le tenebre. La Roma deve andare oltre. Emanciparsi.

Il 2024 deve essere caratterizzato non dalla trasparenza coi media. Non serve ingraziarsi giornali e tv, siti e radio. La trasparenza deve tradursi in compartecipazione interna. Unità di intenti. Serve mostrarsi all'esterno come un blocco unico. Viaggiare nella stessa direzione. Cancellare Budapest significa trovare una linea politica ed editoriale verso cui convergere. Mourinho o non Mourinho. Pinto o non Pinto. Già così si otterrebbe un risultato. Perché si eviterebbe di consegnare la Roma alle interpretazioni, spesso figlie di interessi di chi interpreta.

Buon anno.

In the box - @augustociardi75