Incontri e confronti, idee e tempi chiari

13/12/2023 17:43

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Per capire che stesse arrivando il momento delle decisioni non serviva Zichichi. Contratto in scadenza il 30 giugno, enorme peso specifico dell'allenatore col contratto in scadenza, informazioni dirette che ce ne davano conferma già da parecchie settimane. Ma facciamo un passo indietro.

Qual è il cavallo di battaglia di chi vuole credersi originale ostentando il vecchio adagio detto più o meno già da un milione di persone? "La Roma è sopravvissuta agli addii di Falcao e di Di Bartolomei, di e di , la Roma esisterà anche dopo Mourinho". Wow! Che frase originale! Ovvio che esisterà anche dopo di lui. Però se in casa hai uno come lui, non lo liquidi attraverso un tweet che verrebbe contrapposto, per clamore, a quello del quattro maggio duemilaventuno. Ci parli. E il momento sta arrivando.

Alt! Fermi tutti! Rallentate la corsa. Non ci sono premi in danaro o promozioni in palio per chi annuncia per primo la notizia. Un conto è il confronto, un conto è il rinnovo. Quest'ultimo, semmai, sarà la conseguenza del primo passo. Quel confronto che Mourinho auspica da un anno esatto, perché i grandi allenatori sono soliti programmare con grande anticipo. Gli allenatori bisognosi puoi tenerli appesi a un filo anche fino al primo giugno. I big no.

Ora, da un po' di settimane, sponda allenatore, si percepisce un'apertura da parte dell'unica persona deputata ad allungargli sotto il naso la possibilità di nuovo contratto. Dan Friedkin. Lui e solo lui. Magari dopo un consulto col figlio Ryan, probabilmente dopo avere ascoltato il parere di Pinto e della Souloukou. Gli altri non contano. Non contano i pareri pubblici, quelli degli innamorati adoranti o degli oratori che non lo tollerano, non incidono quelli degli editorialisti killer o quelli dei direttori mourinhani. Alla fine decide lui. Decide lui se presentargli il rinnovo. Poi deciderà Mourinho. Se firmarlo o meno.

Come dite? È solo una questione economica? Spiace, non avete capito nulla. Dipendesse dai soldi, Mourinho starebbe in Arabia dallo scorso primo luglio e avrebbe già incassato quasi venti milioni in cinque mesi (facile fare il calcolo di quanto gli hanno offerto). Come come? Rimarrà se gli portano i campioni? Siete una causa persa. È vero che il club ha speso 40 milioni per Abraham e poi si è addebitato gli stipendi di Dybala, Lukaku e Wijnaldum, ma era normale che andasse così, altrimenti bastava chiamare Nunziata, ottimo tecnico federale, e la Roma sarebbe scesa in campo con la Primavera.

Chi compra la Roma come vanity asset mette in conto anche le spese che sulla carta poco si addicono allo status del club, che rincorre da anni un bilancio "normale" e che fa i fonti con la scure dell'Uefa. La cantilena sulla Roma di Mourinho insostenibile viene spazzata via dal suono delle monete cadute nelle casse per i ragazzi del vivaio valorizzati e venduti. Oppure valorizzati e rimasti in rosa, affinché rappresentino patrimoni tecnici ed eventualmente economici. Già, perché era dai tempi di Eriksson che la Roma non lanciava così tanti prodotti del vivaio in così poco tempo. Sapevate che in caso di mancata cessione di Tahirovic e Volpato il club avrebbe dovuto sacrificare, probabilmente in Inghilterra, uno fra Zalewski e Bove?

Quindi, anche se il rapporto non è tutto rose e fiori, spazzati via una serie di luoghi comuni deliranti, siamo arrivati a metà dell'ultima stagione con il portoghese in panchina. Con un tecnico così, con una proprietà che inietta soldi di continuo, la conseguenza non poteva essere una separazione fisiologica senza manco capire se esistono i presupposti per intavolare un discorso tra le parti. Che serva per mettere il bollo di ceralacca sull'impossibilità di celebrare di nuovo il matrimonio. O per gettare le basi di una ritrovata sintonia da cui ripartire.

Tre settimane fa stilavamo la lista dei perché sì è dei perché no. Motivazioni per proseguire. Cause per lasciarsi. Mourinho non fa voli con la fantasia, è religioso ma sta più a contatto con la terra che con il cielo in questo frangente. Non spinge all'ottimismo i suoi interlocutori e i suoi confidenti (quelli che vengono definiti i suoi agiografi, o esegeti, o scendiletto...brutta cosa l'invidia che abbrutisce le persone). Realista. Non dispensa certezze. Fa capire che non servono ponti d'oro per farlo camminare ancora accanto alla Roma. Ma sa che la sua volontà conterà dal momento in cui il presidente gli chiederà di vederlo. Per parlare di futuro. Un'ipotesi, l'incontro, che oggi è molto concreta. Tempo ce n'è. Soprattutto sotto Natale. L'allenatore non dà ultimatum agli altri. Li dà a se stesso. Entro febbraio saprà dove allenerà la prossima stagione. Non ha bisogno di endorsement, chi crede che certi articoli servano per tirargli la volata, non lo conosce. Prova a sguazzarci. Ma ora sta per finire il tempo delle opinioni e delle supposizioni. È fisiologico. So avvicina il tempo dei confronti. Del confronto.

In the box - @augustociardi75