15/01/2024 09:25
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Come in tutte le storie di calcio, quando le cose vanno male si chiede la testa dell'allenatore. Fa parte del gioco. E a questo gioco è giusto che partecipi pure Mourinho. Cinque punti in sei partite. Cinque su diciotto. Una miseria. Alt. Stop. Chi lo caccia? Ecco il punto che si continua a non volere analizzare. Più che un punto, una voragine. Un vuoto cosmico. Disarmante. Cosa è l'AS Roma, oggi? Nulla fuori, fastidio sulla pelle. Da venti mesi ruota tutto attorno a Mourinho. Il resto sono chiacchiere, vuote, di un dirigente che continua a girare per tribune autorità facendo il conto alla rovescia in attesa della tanto attesa, non solo sua, liberazione. Poverino Tiago Pinto che deve fare? La Roma fa i conti coi paletti UEFA! Poverino, non può fare mercato, si è invecchiato in questi mesi, è stanco, ha dovuto persino subire Mourinho in tutto questo tempo. Continua a girare gli stadi d'Italia, quando lo intercettano le televisioni mette le mani avanti parlando delle difficoltà di mercato, dice che bisogna prima pensare alle uscite manco fosse un curatore fallimentare. Il nulla. Appunto. Se ci si aspetta un intervento di chi sta sopra di lui, meglio andare di notte.
La Roma è un club che non ha tirato fuori la voce neanche dopo avere subito il più grosso furto della sua storia, a Budapest. Cosa dovrebbe fare di diverso quando perde l'ennesimo scontro di alta classifica? Alta classifica, si fa per dire. Oggi la Roma è nona. Oggi la Roma non sarebbe in grado neanche di licenziare l'allenatore. Perché? Perché non c'è una figura nell'organigramma in grado di scegliere con chi sostituirlo. Perché sarebbe paradossale se la scelta toccasse a uno che dieci giorni fa ha rassegnato le dimissioni. Non scherziamo. È già assurdo che sia ancora lui a parlare, reiterando il nulla dialettico che caratterizza la Roma da troppo tempo. Quando è arrivato Lukaku, ci fu la corsa a prendersi il microfono e a contattare le agenzie stampa, per fare capire che la Roma fosse finalmente da Champions League. Più che per soddisfazione di avere concluso una mega operazione di mercato, quella verbosità sospetta parve ai meno ingenui una risposta a Mourinho. Eccoti il centravanti, vediamo se ti lamenti ancora. A pensar male spesso ci si azzecca.
Mourinho si può mandare via? Certo, è già successo. Il problema è che questa Roma non sembra in grado neanche di potere licenziare il suo allenatore. Di sapere licenziare il suo allenatore. Se questa fosse la soluzione migliore, licenziare Mourinho, chi la praticherebbe? Si attende a giorni il ritorno del presidente. Ha abituato la piazza a mosse sorprendenti, roboanti, clamorose. A bocce ferme. Mosse estive, per la stagione successiva o imminente. In corsa, finora, c'è stata un'assenza continua e inquietante. Pericolosa perché le stagioni scivolano via e non ci si può sempre aggrappare al percorso europeo. E questo è un peccato perché in Italia è notte fonda. Quando Pinto se ne è andato rimanendo (un assurdo inedito e inaccettabile da un club che già aveva sorpreso in negativo perdendo tre partite a tavolino fra prima squadra e Primavera per incompetenza in vari settori), il club lo ha salutato pubblicamente annunciando che nelle settimane successive avrebbe nominato un nuovo dirigente operativo. È arrivato il momento. Sarebbe già tardi ma meglio tardi che mai. Questa deve essere la settimana dell'annuncio. Che arrivi interpellando Alexa o percorrendo la classica via della scelta fra uomini di campo. Che si tratti di un manager internazionale o di un navigato direttore nostrano. Mourinho o non Mourinho, questa settimana la Roma deve girare pagina. Non c'è più tempo.
In the box - @augustociardi75