Orgoglio e pregiudizio

13/04/2024 14:59

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - L'orgoglio è determinato dalla Roma di De Rossi, che in coppa come in campionato non lascia scampo e colleziona scalpi.
Il pregiudizio è causato da chi, a oltre quarantotto ore dalla fine di Milan-Roma, cerca alibi mettendo in dubbio un gol regolare scaturito da una precedente azione regolare, sfidando il tempo, lo spazio e il computer che traccia le linee del fuorigioco. Sacrilegio! La Roma ha sbancato San Siro! Come si sono permessi? Irriverenti!

Prima o poi il movimento mediatico italiano capirà, non è mai troppo tardi, che la Roma è un esempio virtuoso. È la via da seguire. Per ora i grandi canali di informazione sono troppo impegnati nel magnificare il lavoro dei fondi, nel narrare le gesta di Cardinale, nel fare le feste ai Ferrero, ai Lotito, e a chiunque si ponga davanti alle telecamere in modo farsesco o propagandando urbi et orbi progetti con mire espansionistiche.

La Roma, invece, ha deciso di fare. Di contare prima i passi e poi di iniziare a correre. La Roma in Europa, dopo l'exploit del 2018 targato Di Francesco, ci ha preso gusto. Ma soprattutto ha iniziato a partecipare alle competizioni in modo serio, senza snobbarle. Partecipare per fare strada. Giocare per provare a vincere. Un trofeo conquistato, una finale macchiata dal più grosso scandalo perpretato ai danni del club quasi centenario, due semifinali, e ora di nuovo ai quarti con vista semifinali. La Roma non andrà al Mondiale per club, pazienza. Chi contesta la Superlega, quando si devono organizzare nuovi tornei, si comporta peggio di chi ha lavorato per la Superlega. Troppi interessi.

La Roma storicamente è abituata a faticare per ottenere. Nella sua storia ha centrato grandi risultati grazie a enormi condottieri. Liedholm, Eriksson, Ottavio Bianchi, Capello, Spalletti, Mourinho. Che quando allenavano la Roma erano molto più grandi di età rispetto a Daniele De Rossi. Che però alla voce esperienza romanista non deve invidiare niente a nessuno. E per questo sta soltanto mostrando le sue doti da tecnico pronto. Giovane o vecchio, sposta poco.

Bisogna essere pronti. De Rossi lo è. E in meno di tre mesi ha già impartito una lezione ai "maestri moderni" De Zerbi e Pioli. 8 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta in campionato. 2 turni e mezzo superati in Europa. Umanamente impossibile chiedere di più. È scoppiato il caldo, non serve affannarsi per chiedere il rinnovo urlando verso Trigoria. Arriverà. È fisiologico. Non è mai stato in discussione. Sarebbe stato in discussione se questi primi tre mesi scarsi fossero stati un flop. Serve solo ancora un po' di pazienza.

Nel mentre, vada come vada, ci si può godere una squadra che sul solco di una tradizione giovane ma consolidata, gioca in Europa con maestria. Dal 2018. Ora anche con De Rossi. Nonostante sul suolo nazionale si tenda a minimizzare. Nonostante a Roma molti si distraggano, perché il presente lo considerano soltanto un tempo da usare per fare confronti e conti col passato.

In the box - @augustociardi75