17/07/2024 12:14
LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Non parleremo di percorsi visionari. Il mondo del calcio, che spaccia frasi da baci Perugina per pensieri filosofici profondi, è già pieno di maestri di vita, di guru. Parleremo di strada. Quella intrapresa dal nuovo corso dirigenziale della Roma. Florent Ghisolfi non si fa condizionare da chi gli borbotta attorno. Bollato come sconosciuto e mezzo incapace prima ancora che sbarcasse in Italia, si è messo al lavoro perché c'è tanto lavoro da fare. Per via di un passato che non dovrebbe essere addebitato a lui. Errori su errori dal 2018, che hanno reso la Roma sterile in campionato, inefficace, mai all'altezza di chi ambisce alla zona Champions League. Ma sappiamo come funziona. Ghisolfi è considerato giovane, non dispensa confidenze, quindi è un bersaglio facile per cecchini che scatenano la furia omicida quando i conti non tornano. I loro conti.
Il binomio con Lina Souloukou, poi, causa travasi di bile. C'è tanto da lavorare. Ghisolfi lo sta facendo. In una piazza che ha alzato un trofeo in sedici anni, sono stati eretti busti al Pincio a tutti i dirigenti transitati fra Trigoria e via Tolstoj. Operativi sul mercato, amministrativi, consulenti e confidenti dei presidenti. I peccati del passato li scontano i dirigenti di oggi. Forse perché sono più distaccati? Forse perché praticano soluzioni impopolari rompendo equilibri consolidati?
Al momento la Roma ha piazzato Belotti in cambio di 4,5 milioni di euro, e venduto Aouar per 12. Due che a Roma hanno fallito per varie cause. E, nonostante si cerchi la classica e imbarazzante riabilitazione der patata, ringraziando Pinto per le plusvalenze di oggi, certificate cedendo al Como la sterile punta e in Arabia la futile mezzaletta (ci mancavano solo le vedove del dirigente portoghese), il merito per questi introiti andrebbero accreditati a chi è oggi operativo. Perché Aouar era arrivato per rafforzare una mediana piatta, perennemente in affanno quando il livello si alzava. Servivano due mediani. Furono presi Aouar e Renato Sanches laddove c'era necessità di acquistare due titolari per il salto di qualità. Flop tecnico. Punto. Per fortuna, Sanches era in prestito. Per fortuna, Aouar se n'è andato. Mentre per vendere a buon prezzo Belotti dopo due stagioni di nulla, serviva il miracolo di un santo. Non se ne va lo scetticismo (eufemismo).
Ghisolfi subisce la più fastidiosa delle cojonelle. Un inedito per i dirigenti giallorossi. Qua a Roma fu accolto Italo Zanzi come un genio del management. Poi arrivarono le grasse risate, di gusto, quando questo fenomeno della dirigenza veniva mitizzato da una parte di opinione pubblica che apprezzava il suo stile di vita. Italo Zanzi. Uno che, leggendo il bilancio della Roma quotata in Borsa chiuso il 30 giugno 2015, si portava a casa anche 1 milione e mezzo di euro (lordi) in una sola stagione. In un momento storico in cui i calciatori andavano e venivano per far quadrare il bilancio. Uno che si beccava pure il premio Champions League (lui sì, Sabatini no) da 300 mila euro lordi. Tutto ciò in un mare di simpatia e benevolenza, al motto di "grande Italone! La vita tua!". Zanzi, un milione e mezzo di euro l'anno.
Oggi questa morbidezza non c'è più. Ghisolfi, invece, si becca gli sberleffi, al motto di "chi cazzo è questo?", domanda che non ci si poneva quando una dozzina di anni fa nell'organigramma c'erano dirigenti alle prime armi che a Trigoria facevano scuola guida. Alla Souloukou va persino peggio. Abbiamo letto in questi mesi addirittura articoli in cui le si rinfaccia di non essere simpatica alla Lega di Serie A. Come se fosse un difetto e non un pregio. La strada imboccata dai giovani dirigenti della Roma è tortuosa, anche per gli ostacoli mediatici piazzati sull'asfalto. Il coefficiente di difficoltà è elevatissimo. In molti per portarsi avanti col lavoro hanno iniziato a picconare prima ancora di vedere mezzo effetto della loro opera. Cosa mai avranno fatto per stimolare così tanta suscettibilità? Ce lo chiediamo ingenuamente.
In the box - @augustociardi75