21/08/2024 10:12
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Pau Lopez; Florenzi, Fazio, Juan Jesus, Kolarov; Cristante, Pellegrini; Under, Zaniolo, Kluivert; Dzeko. Subentrati: Zappacosta, Mancini, Pastore. Era l'alba della stagione 2019-2020, neanche nei peggiori incubi avremmo pensato che di lì a breve si sarebbero dovuti fare i conti con una pandemia. Nel giro di poche ore la Roma avrebbe aggiunto Mkhitaryan e Smalling. Eppure c'era già aria di fine campionato, tra orrori dei centrali difensivi e limiti che si sarebbero poi reiterati negli anni successivi (la costante sono Pellegrini e Cristante, i sempreverdi). L'allenatore era arrivato da poco, Paulo Fonseca.
Sono cambiati praticamente tutti i protagonisti, dentro e fuori. C'era ancora Pallotta, per modo di dire perché si stava già disimpegnando da mesi, aveva tolto gli ormeggi e la barca andava alla deriva, fra dirigenti improvvisati e altri dirigenti che cercavano la colla per non perdere la poltrona, e c'era un allenatore che sarebbe stato abbandonato al proprio destino.
Da una vita la Roma arriva incompleta all'inizio della stagione. L'anno prima, nel 2018, a mercato in entrata chiuso era partito Strootman, lasciando sgomento lo spogliatoio, non per l'apporto tecnico, che purtroppo non poteva più dare, ma per il peso specifico. Roma contro Genoa del 2019 che potrebbe essere senza problemi Roma contro Salernitana dell'anno scorso. Simili, non nello sviluppo ma nei contenuti, negli strascichi e nelle reazioni, a Cagliari contro Roma di tre giorni fa.
Dove vogliamo arrivare? Facile, passa il tempo, cambia la gente, i problemi ancora non sono stati risolti, ma noi siamo bravi a dividerci sugli allenatori, soprattutto a seconda dei dirigenti, delle fazioni, dei dipendenti del club, degli amici degli amici che orbitano attorno a Trigoria e delle nostre convinzioni. Quindi sentenziamo, pretendendo di avere ragione. Pellegrini viene maledetto da una parte della piazza. Magari è la stessa che, quando nell'immaginario collettivo divenne il Bruto che assassina Cesare Mourinho, lo riabilitò per un tot di mesi perché faceva comodo, fino a che non è tornato a essere soltanto quello che guadagna troppo e che casca per terra quando tira.
In questo gioco delle parti, finisce nel mirino pure De Rossi, dipinto come un yesman snaturato, perché guadagna soldi in una Roma che, da qualche mese, sta cazzo a parecchi. Mica tanto per i risultati e per gli errori, perché risultati ed errori fanno giustamente arrabbiare tutti. Per arrivare a mettere in mezzo pure De Rossi ci devono per forza essere altri motivi. De Rossi va giudicato come allenatore, come tutti gli allenatori vengono giudicati, e sta commettendo errori da allenatore. Spacciarlo per sicario è abominevole.
Anche perché da quando la Roma è nelle mani degli americani, è entrata in Champions League soltanto 4 volte. Ossia il 30,77% considerando le 13 stagioni, dal 2011-12 in poi. Bucando l'obiettivo 9 volte: i primi due anni targati DiBenedetto-Pallotta, il quinto anno, il settimo, l'ottavo e poi il nono, quando Friedkin in pieno agosto 2020 raccolse la squadra dai predecessori, poco prima che partisse il campionato. Poi, il filotto delle ultime tre stagioni. In Europa la musica è diversa. Ma non frequentare le zone che contano in Serie A, purtroppo, è diventata la regola.
In the box - @augustociardi75