02/09/2024 14:37
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - A inizio anni settanta, Paolo Villaggio, figura geniale del ventesimo secolo, fece epoca rendendo macchietta l'italiano medio, che inseguiva come massima aspirazione il posto fisso, anche a costo di diventare zerbino del potente di turno nella megaditta. Ma come? Un sogno così bello ridicolizzato dalle idee di un comico genovese? Diranno i più superficiali. La marcescenza di quel malaffare sarebbe emersa nei decenni successivi, e chissà per quanto tempo ancora la sconteremo. Ma quelli erano gli anni in cui si entrava negli uffici pubblici e privati spesso grazie alla spintarella. A venti anni l'indeterminato, subito dopo la casa di proprietà, l'utilitaria, quindi la casa al mare. In attesa della pensione attorno ai sessanta, quando si lasciava in eredità ai figli la scrivania manco fosse un bene di famiglia. Il processo di questo metodo italiano si interruppe bruscamente negli anni novanta. Le ambiguità del posto fisso negli anni sessanta, settanta e ottanta, svanivano. Il posto fisso oggi è una chimera, purtroppo, mentre per fortuna il malaffare si è affievolito.
Passiamo al calcio. Il posto fisso, in squadra, non è figlio del malaffare. Non si va in campo a dispetto dei santi o grazie alla spintarella. Spesso si gioca per assenza di contendenti. O per errori degli allenatori. Il posto fisso viene inoltre garantito da scadenze contrattuali simili a quelle delle gallette nelle mense delle caserme. E da stipendi generosi, che rendono invendibili calciatori cedibili. Nella Roma, fino a poco tempo fa siamo stati abituati a vedere Mancini, Smalling, Karsdorp e Spinazzola, Cristante, Pellegrini. Sempre e comunque. Fra scadenze, risoluzioni consensuali e, finalmente alternative all'altezza, l'epoca del posto fisso sta tramontando. Da ieri, molti hanno eletto a simbolo Pisilli, il ragazzino usato da De Rossi per spezzare l'incantesimo che azzerava le sorprese quando leggevamo sui social la formazione titolare ufficiale. Quell'antipasto di Kone ci dà la certezza che nel giro di due settimane muteranno le gerarchie. Il ritorno dopo la sosta di Le Fée ci garantisce che sarà molto meno facile prevedere chi andrà in campo in campionato e in coppa. Stesso dicasi per la difesa, dove le alternative non saranno più calciatori non all'altezza, tipo Kumbulla, o non in grado di garantire la presenza, tipo Smalling.
In the box - @augustociardi75