23/10/2024 18:46
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Sempre più spesso, i calciatori finiscono nel mirino della critica in base all'atteggiamento dei media nei confronti di chi li allena. Ci sono allenatori feticci che vengono adottati dai a prescindere dai risultati. Alcuni sono anche molto bravi, ma per moda diventano bravi a prescindere.
Se Douglas Luiz ha una partenza traumatica nella Juventus, sarà sempre colpa sua, a ottobre verrà bollato come un flop dopo essere stato accolto da top, perché giammai si analizzerà il modo in cui lo impiega Thiago Motta. Perché Motta, uno che ha tutto per avere una carriera da grande allenatore, è stato battezzato come guru, che magari è pure vero, ma non è vero che non sbaglia mai, e lui stesso è bravo a riconoscere gli errori che commette, mentre alla stampa basta una vittoria rocambolesca a Lipsia per celebrare la Nuova Era, manco fosse il claim di una setta.
Altro esempio è Leao, il cui credito sembra però, dopo anni, in esaurimento. Dopo continue giustificazioni dei mass media che hanno ciclicamente messo in croce Pioli ieri e Fonseca oggi, rei di non gestire al meglio uno che finora ha dimostrato di essere fuoriclasse soltanto nelle categoria dell'incostanza e dell'indolenza.
Nella Roma poi c'è una tradizione pro calciatori che dura nel tempo, resiste alle intemperie. Che ogni tanto, tipo adesso, scricchiola un po', ma che non dà mai particolari segnali di cedimento strutturale. Sarà perché negli ultimi anni la Roma ha sempre ingaggiato tecnici che hanno attirato attenzioni.
All'epoca di Fonseca, sempre lui, si era scelto di bollare il tecnico come un fesso vestito bene e dai modi gentili. Quindi Dzeko poteva permettersi di dirgli di tutto dopo la tragicomica Roma-Spezia. E Fonseca, che fesso non è e reagiva con gli stessi metodi usati oggi a Milano, finiva con le mai inchiodate sulle assi di legno. La Roma va male? È colpa di Fonseca. La Roma passa a Mourinho. La Roma gioca male e perde? È colpa di Mourinho. Oggetto perenne di discussione e divisioni per una piazza eternamente impreparata ad apprendere dai vincenti (che o si idolatrano o si massacrano, senza mezze misure), parafulmine ideale per calciatori di scarsa personalità e fame agonistica, e per dirigenti non all'altezza. Si urlava che per fare rendere questi poverini piccolini tesorini di calciatori cucciolotti potenzialmente fortissimi bastasse un tecnico con idee moderne.
Arriva De Rossi. Resurrezione fuori stagione. La Roma viene descritta come il Barcellona di Guardiola. Per due mesi. Poi tutto torna in discussione. O meglio, torna in discussione l'allenatore. Poi il dirigente massimo. Quindi il proprietario. E chi fa il mercato. Tutto anche giusto e legittimo considerando gli errori da collezione sadomasochista. Ma, nonostante alla lunga chiunque si stia accorgendo dello scarso spessore caratteriale dello spogliatoio e dei limiti evidenti di molti calciatori storici, i fari sono sempre sugli altri. Ora tocca a Juric. Una sorta di intruso su cui scaricare dopo poco più di un mese tensioni e responsabilità. Anello debole. La solita storia.
Quattro allenatori in quattro anni, con il forte rischio che il numero delle vittime da panchina nei prossimi mesi possa aumentare sensibilmente. Si potrà osteggiare queste riflessioni affermando che lo stadio dopo un idillio durato tre anni ora fischia, e che sui social impazzano gli haters dei calciatori. Errore. I giustificatori o gli accusatori dei calciatori non stanno sugli spalti e neanche si celano dietro account dai nomi di battaglia fantasiosi.
Sono i mass media a indirizzare le tendenze. I rapporti che intercorrono con gli agenti rischiano spesso di dopare i giudizi sui calciatori. I giusti di gioco stravolgono titoli a nove colonne e corsivi da prima pagina, portano all'esagerazione a caratteri cubitali, tendono all'esasperazione. Se l'allenatore va di moda, sbaglia il calciatore. Se l'allenatore diventa capro espiatorio, il calciatore potrà contare su un pool di difensori d'ufficio eccezionale.
Il tifo per gli allenatori sta superando il tifo per le squadre. Rende ciechi. La faziosità è insita nell'essere umano. Basterebbe ammetterlo e farsene una ragione. Ve lo dice uno che non nega di buttare un occhio sui risultati del Fenerbahce e dell'Aston Villa. E non certo perché simpatizza per il Fenerbahce e per l'Aston Villa.
In the box - @augustociardi75