07/11/2024 12:08
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La panchina di Juric non dipende dai risultati. Altrimenti sarebbe saltato dopo Firenze o dopo Verona. Per la prima volta da quando allena la Roma ha ricevuto rassicurazioni da parte della proprietà, che ha lanciato persino un monito alla squadra: supportate il mister. Con la U. Supportate. Non per convinzione ma per convenzione futura di Friedkin con il futuro allenatore.
Trattative abbozzate, sondaggi esplorativi. Nella più classica delle liste si infilano come al solito i nomi più folkloristici, tipo quello di Lampard, e chissà se qualcuno aggiungerà pure Gerrard. Non ci crede nessuno, ma nessuno ha il coraggio di scartarli in modo perentorio, "perché coi Friedkin non si sa mai...". Poi si passa alle cose più concrete. Finché Dio gli darà forza, ogni volta che la Roma vivrà difficoltà, le verrà abbinata la soluzione Ranieri, che di continuo cerca di convincersi a smettere, consapevole di appartenere alla categoria di quelli che non smetteranno mai: Ancelotti, Mourinho, Zeman. Ranieri, quindi. Con un handicap.
La Roma sta cercando oggi l'allenatore di domani, ma che se volesse e potesse andrebbe bene anche per l'oggi. Oggi Ranieri è perfetto. Ma domani? Forse da dirigente, perché gli anni passano per tutti. Pure per un gigante come lui. Poi c'è Mancini. Lo abbiamo scritto la scorsa settimana. Verrebbe come si suol dire a piedi. Subito. Firmerebbe per l'oggi e per domani. Stimolato, anche dalle esternazioni di dissenso di molti tifosi romanisti per via del suo passato laziale. E ribadiamo che Mancini nella Lazio in due fasi ha vissuto momenti esaltanti, ma che non è tifoso laziale. Cittadino, calciatore e allenatore del mondo. Che considera la rosa attuale della Roma tutt'altro che scarsa. Convinto che in un paio di anni, seguendo le sue indicazioni, la squadra punterebbe il vertice della Serie A.
Nella stessa categoria, Allegri, per il quale però i contatti finora sarebbero meno intensi. Mancini e Allegri. Perché la Roma, cercando di non aggiungere disastri all'oggi, è proiettata al 2025-26. Non chiamiamola progettazione, parola che andrebbe bandita dai discorsi calcistici. Perché riempie le bocche ma non gli occhi e le bacheche, soprattutto in un Paese in cui il calcio sembra La Corrida, ma neanche quella originale di Corrado, La Corrida rivisitata di Amadeus. Dilettanti allo sbaraglio.
Però dopo mesi illogici, fra esoneri choc e dimissioni chic, da qualche parte bisogna ripartire. E Friedkin, come fece con Mourinho, vuole partire da un tecnico che sia anche una calamita per le attenzioni generali, un salvavita Beghelli per Trigoria, un riferimento per personaggini in perenne ricerca di autore, ossia i calciatori della Roma, che più collezionano figure di melma e più accampano il diritto alla tristezza perché si sentono orfani dell'unico allenatore che non hanno rigettato come un corpo estraneo, De Rossi, ma con il quale al momento dell'addio avevano vinto appena due partite dell'ultima dozzina giocate. Bel modo di dimostrare vicinanza e fedeltà. Il futuro di Juric non dipende dai risultati. Dipende dal suo successore. Se chi lo sostituirà trovasse un'intesa con la Roma per l'anno prossimo ma anche per prenderla in corsa, Juric potrebbe saltare persino se vincesse cinque a zero in casa del Napoli.
In the box - @augustociardi75