16/02/2012 17:28
Walter Sabatini in quell'occasione si lasciò andare ad un coreografico valzer, piroettando tra citazioni, proverbi e massime: il tutto condito eccezionalmente da voraci boccate di fumo. 75 minuti totali, per una Roma targata Usa che doveva ancora essere costruita.
Il ds giallorosso, ha stamani partecipato alla presentazione ufficiale del nuovo acquisto Marquinho: dopo alcune domande al centrocampista brasiliano, la sala stampa ha dedicato tutta la sua attenzione al dirigente ex Lazio e Palermo, che stavolta ha fatto il bravo e non ha mai fumato, salvo accendersi una sigaretta appena cocluso il colloquio con i giornalisti.
Come al solito Sabatini non si è certo distinto per affermazioni banali: alla prima domanda c'è già un bel botto. "Una personalità, una maniera di pensare al calcio, abbiamo scelto Luis per questo, ma non deve escludere la possibilità di vincere le partite(...). Sapevamo che per creare una grande squadra dovevamo passare per questo percorso. Non sarà un piano quinquiennale di memoria staliniana ma sarà un'affermazione molto più veloce la nostra".
Il pensiero del direttore è chiaro: la Roma non sarà schiava di quella lungaggine identificabile con i piani economici quinquiennali che la Russia di Stalin attuò dagli anni '20 e che avevano l'ordine di stabilire le quantità di beni obbligatorie da raggiungere in ogni settore dell'economia. Insomma, un esempio efficace per far capire come il progetto giallorosso possa essere considerato completato nel giro di poco tempo.
Altro giro, altra corsa, pochi minuti dopo. Giornalista: "Cosa pensa dopo la partita di Siena?", Sabatini: "(...) I temi posti a Siena sono stati analoghi a quelle in altre circostanze dove abbiamo vinto. Non vogliamo che il nostro allenatore diventi un tattico, un'alchimista". Se il giudizio su Luis Enrique può essere condivisibile o meno, non si può discutere sul fatto che il tema 'esoterico' sia ricorrente ultimamente quando si parla di giallorosso. Lo stesso tecnico asturiano, in una sua celebre battuta, si lasciò sfuggire: "A cosa può puntare questa Roma? Non ho la sfera di cristallo, non sono Harry Potter."
Lasciando da parte bacchette magiche e maghetti vari, chiudiamo con la letteratura, tema caro soltamente a Franco Baldini. Sabatini chiude la sua chiacchierata con i giornalisti così, dopo una domanda sul rinnovo contrattuale: "Voglio che ci sia una mia tranquillità interiore, le mie notti non sono quelle del Principe di Condè". La metafora è presto spiegata: nel secondo capitolo de I Promessi Sposi, Manzoni contrappone agli incubi di Don Abbondio, l'episodio del Principe di Condè. "Si racconta che il principe dormì profondamente (la notte avanti la giornata di Rocroi:) ma in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina" scrive l'autore. Chissà se il matrimonio tra la Roma e Sabatini s'ha da fare...
Giordano Giusti