07/05/2009 08:42
Di questo passo finiremo per considerare giovanissimo un Mourinho, che di anni ne ha già compiuti 46. Oppure di ritenere ancora allenatori giovani, se non emergenti, un Ancelotti e uno Spalletti, accomunati dalla stessa classe 59. Insomma, per un calcio super conservatore, che vede come fumo negli occhi gli under 20 in campo, tempi duri per i troppo giovani. Eppure siamo gli stessi che in tempi non lontanissimi ci permettemmo il lusso di schierare un fresco maggiorenne coi baffi in semifinale e finale del Mundial spagnolo. Ogni riferimento al Beppe Bergomi dantan è puramente voluto. Direte: in panchina è tutta unaltra storia, lesperienza serve come e più che in campo. Vero fino a un certo punto. Perché si, i santoni ci sono sempre stati. Ma alla fine, sarà per la suggestione del tempo che passa e dei capelli che si imbiancano, non erano poi quei matusa che molti immaginavamo. Qualche esempio. Il Rocco del primo scudetto milanista (1961-62) aveva solo 50 anni. Letà che oggi ha il suo erede Carletto Ancelotti. Così lHelenio Herrera del primo titolo nerazzurro (1962-63) di anni ne aveva 47, uno in più del Mourinho 2009. Mentre Heriberto Herrera, che con il suo movimiento" portò la Juve operaia alla conquista dello scudetto '67 (quello strappato all'inter nel fatal pomeriggio di Mantova) aveva solo 41 anni; oggi Ranieri non ne avrà settanta, come maliziosamente gli rinfacciò in estate Mourinho ma di sicuro il prossimo compleanno sarà quello con 58 candeline...
Arrigo Sacchi arrivò al Milan a 41 anni e senza aver mai conosciuto la Serie A: vinse al primo colpo e creò il mito di quel Milan che, secondo la filosofia e lo slang di Silvio Berlusconi, "attraverso il giuoco deve trionfare in Italia, in Europa e nel Mondo". Da tempo Sacchi è un ex allenatore. Ha smesso presto di andare in panchina e da un po di anni ha pure lasciato la scrivania per dilettarsi in qualità di opinionista sulle poltrone della tv di Mediaset, in chiaro e sul digitale terrestre. Ma ricorda bene come inizaiò la sua avventura nel calcio dei grandi. "Sraà perchè sono pelato" sorride "ma a me del giovane non me l'ha mai dato nessuno. Piuttosto dell'inesperto, quello si. Anche perchè non avendo in pratica alle spalle una carriera da giocatore per l'ambiente e per la stampa ero un parvenu. Devo dire che all'epoca Berlusconi ebbe davvero un grande coraggio. Nello scegliermi e soprattutto nel supportarmi. Gli inizi non furono facili, i risultati stentavano ad arrivare, eppure mi sono sempre sentito protetto dalla società, che già allora aveva in Adriano Galliani l'anima operativa".
Coraggio e pazienza, insomma, per avallare e puntellare una scelta a suo modo e a suo tempo rivoluzionaria. "Purtroppo il nostro calcio manca di cultura sportiva. Intendo la cultura della sconfitta e soprattutto quella della sperimentazione. Guardate l'esempio del Barcellona, una delle grandissime d'Europa: l'estate scorsa ha affidato la panchina a Pep Guardiola. A soli 37 anni e come unica esperienza in panchina quella alla guida della filiale del Barça, in una serie equivalente alla nostra Lega Pro, ha già dimostrato personalità. Non so se vincerà Liga e/o la Champions League, di sicuro sarà uno di quegli allenatori che segneranno il calcio internazionale nei prossimi anni".
Lui si, Guardiola, a differenza di Sacchi, un allenatore in campo lo era anche nei tampi in cui giocava, giovanissimo regista del primo Barcellona laureatosi campione d'Europa a Wembley nel '92 contro la Sampdoria. Chi, alla fine degli anni Ottanta, fu il rivale calcistico e filosofo di Sacchi, Giovanni Trapattoni, è invece ancora sulla breccia con tutto il carico di entusiasmo che ha in corpo, con il suo fischio sibillino, con la passione di un ventenne che lo porta sempre a schierarsi in campo nelle partite di allenamento. A 70 anni suonati, Giovanni da Cusano Milanino sogna di sedere al Mondiale sudafricano sulla panchina dell'Eire per dimostrare agli italiani di non essere il cittì bollito dell'Europeo 2004. Eppure Trapattoni ha ancora un record mica da poco: quando ancora non era il vecchio Trap ma il giovane tecnico che aveva appena chiuso le scarpette coi tacchetti nello sgabuzzino, gli riuscirono un paio di imprese mica da niente. Tipo esordire in A alla guida di una grande (era il Milan) a soli 35 anni. Poi, appena arrivato alla Juventus, scudetto al primo colpo e addirittura la prima coppa europea della storia bianconera, la Uefa nella doppia finale contro i baschi dell'Athletic Bilbao. In quel 1977 Trapattoni aveva ancora 38 anni. E se qualcuno pensa al Trap dello scudetto interista dei record come a un vecchio decrepito, farebbe bene a recitare subito il mea culpa: nella stagione 1988-89 insieme con il titolo tricolore Trapattoni festeggiò i suoi primi 50 anni. Aveva, insomma, la stessa età di Ancelotti e Spalletti dei giorni nostri. Incredibile ma vero.