13/06/2009 18:58
Unicredit chiede anche che lincarico contenga altre clausole di salvaguardia come la possibilità che oggetto della vendita sia lintera partecipazione in modo da rendere più appetibile loperazione. E anche più remunerativa, nel senso che maggiore sarebbe la somma incassata da Italpetroli. Ecco perchè nel negoziato i Sensi che hanno il 51% della holding - il 49% è della stessa Unicredit - avrebbe posto alcune contropartite. Come appunto uno stralcio dei debiti. Il prezzo dellasta deve ancora essere fissato e sarà un altro punto cruciale del negoziato: la somma comunque non servirà a pagare lintero debito verso Unicredit. Tanto meno resteranno soldi per rimborsare Mps, laltra banca creditrice con circa 70 milioni. Per evitare quindi che i Sensi debbano essere costretti a vendere altri asset, Mediobanca avrebbe posto a Unicredit la condizione che laccordo sul mandato contempli anche una ristrutturazione debitoria, mediante rinuncia di piazza Cordusio a parte dei crediti.
La trattativa sarebbe ancora agli inizi e comunque non può andare per le lunghe perché la lettera di messa in mora di Unicredit a Italpetroli di venerdì 5 avrebbe fatto scattare un iter che deve concludersi entro meno di due settimane. Per quella data, quindi, tutti gli accordi devono essere firmati - quindi oltre al mandato anche lammontare e le modalità del rimborso - e Mediobanca potrebbe far partire lasta. Così tutti gli interessati saranno messi in condizione di seguire procedure e regole ben definite e oggettive. Fino a quando non sarà siglato il piano, nessuna trattativa vera potrà essere aperta. Sondaggi preliminari però sarebbero in corso e il colloquio Profumo-Gheddafi potrebbe servire almeno a tastare il terreno sulle reali intenzioni di Tripoli. Ma cè chi ritiene che sondaggi sarebbero effettuati anche su un gruppo industriale rimasto finora dietro le quinte.