08/08/2009 16:15
IL TESORO - Nelle quattro stagioni spallettiane, la Roma è entrata tre volte in Champions League. E andando sempre piuttosto avanti - due volte nei quarti e una negli ottavi - ha messo in cassa oltre 100 milioni di euro tra premi, diritti televisivi, incassi e rivalutazione del marchio. Ma nella logica dellautofinanziamento, che comprende anche i costi di gestione in larga parte costituiti dagli stipendi dei dipendenti (Spalletti compreso), non ha investito tutti i ricavi arrivati dalla Champions. Ha comunque, nel cosiddetto trading tra acquisti e cessioni, speso più di quello che ha incassato.
LANALISI - La campagna trasferimenti più dispendiosa è stata quella dellestate 2008: 36 milioni investiti contro i 15,5 monetizzati, per un saldo passivo di 20,5 milioni. Di poco superiore alla stagione precedente, in cui il passivo era di 19,9 milioni. Da questi dati sembra di cogliere che la Roma, con la certezza della Champions League, negli ultimi due anni aveva una ventina di milioni da spendere sul mercato. Senza la Champions, invece, cerca denaro con le cessioni: i 20 milioni del Liverpool per Aquilani tamponano parzialmente lemorragia. Resta solo un mistero: se prima la Roma, una società che si autofinanzia, prendeva 30-35 milioni e ne investiva 20, perché adesso è costretta a incassare la stessa somma senza poter sostenere le stesse uscite? Forse è proprio questo che ha fatto arrabbiare Spalletti.