Collina-Spalletti, qualcosa non va

25/08/2009 12:08

Certezza della pena, non operazioni filosofiche. La gente, i calciatori, i tecnici, tutti quelli che fanno muovere il calcio, in sostanza, devono capire al volo. Certezza nel fuorigioco, nei rigori, nelle espulsioni. La sensazione è questa: agli errori abituali e umani e dunque giiustificabili si aggiungono quelli legati al fascino di Collina: gli allievi vogliono imitare il maestro e cercano di fare i fenomeni, come a Morganti capita quando di mezzo c’è la Roma. Due anni fa con un fantasioso e inedito controfallo regalò un gol alla , questa volta si è ripetuto donando un goleador al .

Detto questo, diciamo anche che la Roma non deve crearsi alibi, altrimenti sono dolori: ci si abitua e addio. E anche Rosella Sensi, vedrete, eviterà interventi pubblici e privati. Il risultato giusto sarebbe stato un pareggio. La condizione c’è. Gli attaccanti sono bravissimi. Il gruppo non ha crepe e la squadra per crescere avrebbe bisogno di risultati e serenità. I primi non si vedono, la pace possiamo contribuire a crearla. In tutta serenità, andiamo ad analizzare i problemi, che ci sono e vanno segnalati e risolti.

La Roma rispetta quasi sempre le regola del tre. L’anno scorso per undici volte (una partita su quattro) ha rimediato tre gol: 72 reti al passivo in 49 partite.

Non si può sempre dare colpa all’arbitro: i giallorossi ci mettono, dal primo all’ultimo, del proprio. Non è una questione di uomini, e lo si è visto con il buon esordio di Burdisso, ma di atteggiamento complessivo della squadra. La Roma ne prenderebbe tre anche con Tassotti, Baresi, Costacurta e Maldini. Movimenti casuali, difensori lasciati a se stessi, il solo in grado di dare una mano, ingenuità: potremmo andare avanti all’infinito. Quando, mesi fa, Spalletti passò al rombo, lasciando da parte i quattro attaccanti, le cose migliorarono. Ora, perso (che dolore) Aquilani, mancano i centrocampisti, anche se, in effetti, in mezzo si potrebbe adattare Taddei. Il quattro, quattro, due però si può fare: veda Spalletti, insomma, e lavori su di sè a livello psicologico: la Roma ha bisogno di una guida sicura e che creda nel gioco, nei giocatori, nei tecnici che lo accompagnano. Da domenica è l’allenatore più longevo della Roma: vuol dire che la società crede in lui e glielo farà sapere a tu per tu. Una raccomandazione: Menez va lanciato, non ceduto.