"Roma non cedere Aquilani"

04/08/2009 16:06

GIANNINI - Giuseppe Giannini è stato il capitano della Roma, un simbolo. Nella passata stagione da allenatore ha compiuto il mira­colo di portare il Gallipoli in serie B. Il Principe non ha dubbi: «Mi dispiacerebbe se Alberto dovesse andare via. Secondo me è un grande giocatore. E’ stato sfortu­nato, ha giocato poco negli ultimi tempi a causa di vari acciacchi. Sarebbe un peccato perderlo, ma sono anche convinto che se va a giocare in un campionato come quello inglese potrebbe diventare in breve tempo uno dei più impor­tanti centrocampisti al mondo. Ricordo un giocatore del Totten­ham di qualche tempo fa, Hoddle. La gente si entusiasmava per le sue aperture, i lanci lunghi. Sono convinto che Aquilani con le sue caratteristiche sarebbe molto ap­prezzato. Ha classe, grande tec­nica. E’ un peccato perderlo, non so come stanno le cose alla Ro­ma, se ha questa necessità di ven­dere. Ma sarei felice per lui nel vederlo realizzato».

Si dice che c’è una certa somi­glianza tra Giannini e Aquilani:

«Forse sì, anche se i tempi e il cal­cio sono diversi. Venti anni fa i rit­mi erano più bassi, ma a colpo d’occhio c’è qualcosa che ci acco­muna, il taglio dei capelli, la cor­sa elegante, il bagaglio tecnico».

Giannini spiega perché Aquila­ni dovrebbe restare: «Ha tutto. E’ romano, romanista, ha grandi qualità, ha rinnovato da poco il contratto. Può essere un punto di forza per die­ci, quindici anni, come e . Pensa­re a un centro­campo con lui e per i prossimi anni non è male. Ma c’è la situazione della Roma che va tenuta in considera­zione. Io però venderei qualcun altro e non Aquilani. E mi terrei stretto anche Cerci, anche lui un prodotto del vivaio. Questi ragaz­zi alla lunga ti danno qualcosa in più per l’attaccamento alla ma­glia » .

MAINI - Giampiero Maini è stato un enfant prodige. Alla Roma non è riuscito ad esprimere in pieno il suo valore, ma poi nella sua car­riera si è tolto belle soddisfazioni. Anche lui punta sul senso di ap­partenenza:

«La penso come . La qualità di essere roma­no non si può acquistare. Aquila­ni ha talento, anche se lo ha espresso a corrente alternata. Ma come caratteristiche e qualità mi piace molto. Gioca a testa alta, di prima, ha un gran tiro. Privarsi di un centrocampista così è delittuo­so, però è altrettanto vero che in questo momento la Roma attra­versa un periodo delicato. Il con­siglio che mi sento di dare è quel­lo di sacrificare un altro giocato­re, perchè il senso di appartenen­za è un valore aggiunto».


DI MAURO - Fabrizio Di Mauro ha fatto una grande carriera da calciatore e aveva stoffa anche come talent scout. Fino a poco tempo fa ha fatto l’osservatore per la Roma, oggi manda avanti l’impresa di costruzione che ha insieme a Lucci, un altro ex ro­manista. Di Mauro anche da cal­ciatore non era mai banale:

«Aquilani è un prodotto del viva­io, ma la Roma deve fare i conti con quello che ha. Se pagano bene nessuno è in­cedibile, lo dimostra Ibrahimovic e di fronte a una grossa offerta anche Aquilani può essere ceduto».

Il discorso delle bandiere, l’esempio di ... « è unico, non facciamo confusione. è un capitolo a parte, per me può giocare fino a 50 anni, non a 38. La Roma deve fare i suoi conti e i suoi dirigenti devono essere bravi ad ottenere il massimo dalla ces­sione. Magari l’Inter non si sareb­be posta questo problema. Del re­sto, siamo realisti, i giocatori con i quali monetizzare non sono tan­ti: Mexes, Vucinic e Aquilani, bi­sogna sacrificare uno dei tre. Se vogliamo dire “i romani non si toccano” saremmo scontati. Se si deve fare cassa non si può anda­re troppo per il sottile. Purtroppo il sacrificio va fatto con i giocato­ri che possono portare soldi. La situazione la conosciamo, non è facile. Allora la società fa bene a vendere un pezzo importante. Perché quello che conta è la Ro­ma, non i giocatori».