26/09/2009 19:28
Perché non può essere un baffo sulla Gioconda, dadaismo o pop-art, non può essere nemmeno genuina
pura irriverenza ultrà. Totti non ha mai chiamato «pezzenti» i tifosi della Roma come ha fatto Paolo Maldini (visto che pare il precedente affine, oltre che quello più recente), non ha mai lontanamente pensato
di farlo, tantomeno adesso per quello che è successo: se ci sta male è proprio perché quel pezzetto di curva
non riesce a conquistarlo del tutto. Non essendo ruffiano, ma timido, il compito è ancora più difficile, i suoi
modi sono più sul versante Falçao (bilancino come lui) che su quelli dellincendio di De Rossi. Tutto questo
centra ancora poco. Totti quando è andato in curva ha preso il megafono e alla curva ha detto "ti amo", anche
se dal muretto di un gruppo che non cè più (forse questo centra qualcosina di più viste le dinamiche di curva,
ma veramente poco di più). Per quello che ha fatto, per quello che rappresenta Totti è persino un argomento
noioso: apodittico, insindacabile, paradigmatico, difficile da spiegare come il razzismo a mia figlia di Ben
Jelloun. Lui cè, come Dio sui cartelloni dellautostrada, poi il paradiso può anche attendere veramente. Non
è stata nemmeno la prima volta: cera stata la bottiglietta nelle nebbie di Siena in un pomeriggiaccio, cera
stato il derby perso 3-1 quando Di Canio non solo segnò ma fece lo show: sui muri di Trigoria in quella settimana comparvero scritte tipo "Cassano unico ultrà" perché Totti, il je accuse questo era, non era intervenuto direttamente. Lo fece Dellas al posto suo, perché era come le olive e i colori della Lazio: greco. Ieri Cassano ha detto quello che ha detto, domenica Di Canio per Mediaset ha fatto i complimenti alla Roma. Totti è talmente tanto di più che non cè paragone: non è quella maglia ritirata, ma quella della Roma indossata in
ogni parte del pianeta. Totti è i bambini che dicono "Totti" pure se non capiscono ancora niente di pallone.
E il chiacchiericcio di Roma. Totti è talmente tanto di più di queste polemiche che non cè spiegazione, a parte
una. Chiamarlo persino simbolo è anche riduttivo, ma stavolta proprio questo gesto - e le coincidenze spazio-
temporali - possono aiutare a dare una nuova definizione: lagnello sacrificale. Totti questestate sè messo a difesa della AS Roma perché non poteva non farlo, perché è un uomo e la gratitudine per 17 anni di stipendi è un sentimento appena doveroso, perché la "deontologia" del ruolo glielo impone. Il problema non è il suo grazie alla proprietà - mal digerito da molti esponenti dei gruppi organizzati subito, non solo domenica
passata - il problema è la proprietà che ancora deve fargli firmare un contratto annunciato ai tempi di Sandokan. In tutta questa vicenda Rosella Sensi non ha detto niente, eppure questestate nellaffaire Fioranelli
in un quarto dora è stata spedita, recapitata e pubblicata sulle agenzie di casa la lettera che lo chiamava
in causa come il suo ultimo baluardo, il suo scudo spaziale. Totti alla Roma è tutto. Il problema è anche
questo. Se in cinque stagioni Spalletti ha potuto avere lunico giocatore indicato da lui è stato perché il
capitano ha preso il telefono e ha convinto Pizarro a venire. E allora il paradosso regge: questo sgarbo antistorico diventa la metafora per dire "Francesco lascia perdere la dirigenza, rimettiti la tua maglia". Soltanto che questo fa gioco proprio alla Sensi che più dello stadio (martedì sapremo, martedì cera telefono giallo) ha già "utilizzato" il suo capitano per difendere la sua posizione. Eccolo lagnello sacrificale. Domani compie trentatrè anni, ma limpressione di fare i miracoli