Damiano: "Jeremy nato per il gol, sui venti metri è formidabile"

20/10/2009 09:13

Lo abbiamo chiamato, Clouseau- Da­miano, per parlare un po’ di Menez, en­fant- prodige del calcio francese, sbarca­to a Trigoria ormai da più di un anno, re­galando conferme di un talento al di so­pra di ogni sospetto ma con una disconti­nuità che inevitabilmente rimetteva giu­dizi e certezze. A San Siro il ragazzo cresciuto nelle banlieau parigine, ha ri­badito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il talento c’è ed è purissimo: «Menez sin da ragazzino ha dimostrato di essere un giocatore di grandi qualità. E’ cresciu­to nel settore giovanile del Sochaux, esor­dendo in prima squadra giovanissimo. Si vedeva che aveva una marcia in più. E’ stato protagonista in tutte le nazionali giovanili francese, con Benzema e Ben Arfa ha dato vita a un terzetto d’attacco fantastico, andando a coprire un buco ge­nerazionale che si era creato dopo la ge­nerazione degli Henry e Anelka. Insieme hanno vinto un Europeo under 19 e di­sputato un grande Mondiale under 20. In Francia eravamo tutti convinti, e lo sia­mo ancora, che Menez sia destinato a una grandissima carriera » .



NATO PER IL GOL - Menez, sin da giova­nissimo, è sempre stato un giocatore of­fensivo. Anche se bisogna mettersi d’ac­cordo su quale sia il ruolo migliore per lui. Prima punta ci sembra di poter az­zardare di no, però meglio seconda pun­ta o trequartista? «Nelle giovanili france­se ha giocato sia da seconda punta che da trequartista. Io credo che lui per dare il meglio abbia bisogno di giocare faccia alla porta perché ha la straordinaria qualità, quando gli arriva il pallone, di verticalizzare subito la sua azione, sfrut­tando uno scatto sui quindici- venti metri veramente formidabile. Menez è un gio­catore completo, ha grandissima tecnica e creatività costante. Se proprio devo tro­vargli un difetto, dico che non è bravo nel colpo di testa, ma può migliorare anche questo aspetto del gioco, basta che se ne convinca. Il meglio riesce a darlo negli spazi stretti, ha controllo del pallone e riesce a saltare l’avversario anche con poco spazio a disposizione. Quello su cui deve lavorare è la continuità di rendi­mento, se riuscirà a trovarlo sono con­vinto che possa ancora ambire alla ma­glia della nazionale francese maggiore. Ha tutto per riuscirci» .



NUOVO DESTINO - Quello che gli manca, probabilmente, è pure la continuità di giocare. In questa Roma non è semplicis­simo, soprattutto quando è a dispo­sizione. Ma è altrettanto chiaro che il Me­nez di San Siro non può proprio rimane­re in panchina: «Il problema di Menez è stato quello di arrivare in Italia un po’ troppo presto, come ho detto pochi gior­ni dopo il nostro arrivo a Trigoria. Fate­ci caso: tutti i francesi che sono arrivati giovani in Italia, hanno fallito e se ne so­no andati. E stiamo parlando di giocato­ri come Henry, Vieira, Gourcuff. Il cam­pionato francese è un gradino sotto a quello italiano, se arrivi troppo giovane rischi di pagare dazio nei confronti di un campionato di uomini. Ci sono state solo un paio di eccezioni a questa regola, mi riferisco al Frey e a Mexes che, peraltro, quando si è trasferito alla Ro­ma, alle spalle aveva già centocinquan­ta partite nel campionato francese. Me­nez è ancora giovane, diamogli un po’ di tempo e poi, vedrete, sono convinto che potrà stupire» .