22/10/2009 09:10
Incerti del mestiere, sui quali peraltro, il roscio della Roma, è intenzionato a passarci sopra senza fare troppi sconti: « Certamente è sempre un piacere speciale giocare contro qualcuno che conosci, specialmente se è tuo fratello, ma quando si gioca, anche un fratello è uguale agli altri. Sarà uno degli avversari di una partita che non sarà semplice ma che noi vogliamo vincere. Con mio fratello giochiamo in Nazionale, siamo molto competitivi, ma è normale che voglia batterlo. Riuscire a tornare a Roma con tre punti in più in classifica, vorrebbe dire mettere una serie ipoteca sulla qualificazione visto che dopo il calendario per noi prevede due partite allOlimpico e solo la trasferta di Sofia. Negli anni che ho trascorso in Premier, il ricordo che ho del Fulham è quello di una tipica squadra inglese, una squadra che non molla mai e che, soprattutto davanti ai propri tifosi, non è mai facile batterla.. Ma la Roma ha tutto per riuscirci » . Gli anni inglesi di Riise vogliono dire Liverpool, cioè la grande malata del calcio inglese in questo momento, già quattro sconfitte subite in campionato, due nel girone di Champions League, tutti gli obiettivi stagionali a rischio: « Ho seguito la partita del Liverpool in Champions League, sta attraversando un momento difficile, ma sono sicuro che torneranno ai livelli soliti, Benitez è un tecnico che sa bene quello che devo fare. Per analizzare il momento negativo del Liverpool, non ci si può dimenticare che non è facile rinunciare a giocatori come Torres e Gerrard, senza di loro un po di qualità viene a mancare. E i grandi giocatori sono quelli che ti fanno vincere le partite » .
Riise contro Riise, e sarà la prima volta. O, meglio, così dovrebbe essere, se davvero Hodgson e Ranieri decideranno di rendere effettivo questo inedito scontro tra fratelli schierando, questa sera, rispettivamente Bjørn Helge nel Fulham e John Arne nella Roma. Compagni spesso, da ragazzini, e da qualche tempo anche nella Nazionale norvegese, ma avversari mai: «Al telefono parliamo quasi tutti i giorni
- ha raccontato ieri Bjørn - e tra l'altro quella di John è stata una delle prime chiamate che ho ricevuto il giorno in cui l'Uefa ha sorteggiato la composizione dei gironi. Cosa mi ha detto? Che mi avrebbe distrutto...
Ma io gli ho risposto che sarei stato io a distruggere lui» .
Fulham-Roma, dunque, si giocherà anche in famiglia: il primo round questa sera al Craven Cottage, il secondo fra due settimane all'Olimpico.
Gira voce che neanche da ragazzini, ad Alesund, i due abbiano mai giocato l'uno contro l'altro. Un po' per la differenza di età tre anni, situazione che di fatto ha impedito loro di giocare nella stessa categoria - e un po' perché il loro legame faceva sì che giocassero insieme anche nelle partitelle tra amici, quelle senza arbitri e con regole un po' più evanescenti. Bjørn conferma:
«No, non abbiamo mai giocato l'uno contro l'altro, anche se abbiamo parlato moltissimo di questa partita fra di noi. Da avversari abbiamo giocato giusto da piccoli: vicino a casa nostra c'era un campetto e giocavamo spesso uno contro l'altro, solo io contro di lui, anche per tre o quattro ore di fila. E, quando mi batteva, solitamente mi prendeva in giro. Allora io lo colpivo e poi, visto che è sempre stato più grande e grosso di me, correvo più veloce che potevo per tornare a casa al riparo, da nostra madre, perché sapevo che lì non avrebbe potuto toccarmi. Così sono diventato velocissimo: se mi avesse preso, infatti, me le avrebbe date di santa ragione! » .
Un classico tra fratelli, una amorevole rivalità nella quale, però, John sinora l'ha spesso avuta vinta su Bjørn: «In Nazionale dividiamo la camera, e che sia alla Playstation o a fare battaglie con palline di carta, quando proprio ci si annoia, è sempre lui quello che vince. Ma lui per me è importantissimo: mi ha sempre aiutato molto, per me è un modello e mi ha dato anche tantissimi consigli. Come quello di avere pazienza, qui in Premier: vengo da un piccolo club norvegese, il Lillestrøm, e non posso pensare di giocare sempre in un campionato come questo. Lui vi ha giocato per anni, nel Liverpool, e sa cosa significa. Insomma, un vero e proprio fratello maggiore » . Con cui, sinora, non l'ha mai avuta vinta. Ma adesso che Bjørn ha raggiunto prima la Nazionale poi la Premier, chissà che non sia il momento giusto per cambiare la storia, almeno un po'.