18/10/2009 09:59
Per Philippe Mexès il discorso è diverso. Mexès è francese intus et in cute. Vale a dire: bravissimo, in cuor suo ritiene di essere il migliore al mondo, nel ruolo, e, a volte, gli càpita anche di esserlo. Da umano, però, gli accade anche di andar giù di forma, di sbiadire, di non esser più Philippe le Grand. E, in quel caso, sono guai. Sè visto in campo, quando Mexès, oppostosi prima a Diego e poi a un nippocatanese il cui nome fa rima
con maremoto, è incorso in orripilanti figure da cioccolataio. Stendiamo un velo pietoso. E auguriamoci che la terapia testaccina inflitta da Ranieri a Mexès abbia avuto il potere di restituirci, stasera, il centrale dei momenti migliori. Per mettere la mordacchia a Pato & C. Così comè nei nostri voti.
Ma Mexès e i suoi recenti infortuni agonistici meritano una postilla. E mia opinione che la psiche, nei travagli del giovane Philippe, centri poco. Molto di più, à mon avis, centra lepa. Sì, la trippa che ha messo su in questi ultimi mesi. Philippe, in effetti, al contrario del connazionale Ménez, che invece stenta, si è troppo gioiosamente romanizzato. Mon cher, qualche carbonara di meno e qualche corsetta di più, e vedrai che tornerai il campionissimo dei bei tempi. Ranieri mi ha capito. E per stasera, panza più panza meno: in bocca al lupo! (fine)