L'azzardo del mister

24/10/2009 13:18

Così al Craven Cottage (ma che bel nome che più cockney non si può!), che somiglia tanto al Testaccio della mia infanzia. Claudio nostro gajjardo e tosto spedisce in campo, tutti e quattro insieme, Brighi. Okaka, Guberti e Andreolli. Che è, riconosciamolo, un bel rischio.

Rischio aggravato al fatto che la comitiva giallorossa era sbarcata a Londra con un giorno di anticipo. Risultato, i primi tre si sono completamente rincoglioniti sotto l'acqueruggiola ottobrina londinese, quella che da noi le nonne chiamavano "incarca villani".

Un vecchio trainer ippico inglese mi spiegò una volta perchè, coi suoi cavalli, per vincere, scendeva sulle piste estere sempre all'ultimissimo istante: "Troppa aria nuova, in poco tempo, li ubriacherebbe". Invece, Claudio, che di cavalli non si intende, stavolta ha peccato di superbia, rischiando di perdere contro un'onesta squadretta che vale, a lergheggiare, il nostro Sassuolo. La stessa che, nel suo campionato, non segna più gol da tempo immemorabile.

Invece, opposto alla Roma rimaneggiata, alla prima capocciata, il Fulham ha fatto centro. Con la partecipazione straordinaria, va detto, di un il cui rientro la plebe lupina ha per mesi invocato come la manna dal cielo. Insomma, duole rimarcarlo, ma Ranieri, il primo tempo, l'ha completamete fallito.

Nell'intervallo, dappoichè il testaccino non è fesso, si sarà detto: "Vabbè, la mossa, più male che bene, l'ho fatta. Mo' è ora de mannà in campo gente pratica". E sul ground vellutato (avrete notato la meraviglia di un prato che ingurgitava, imperturbabile, acqua, scambiandola per birra), è sceso un metronomo sovrano, il Pek, scortato da due scudieri di classe, Vucinic e Perrotta. Diciamola tutta: questi due, un tantinello rimminchioniti dalla gnagnarella londinese, erano pure loro, ma Pizarro, che diolobbenedica, ha giocato per tre. E la partita è fatalmente, radicalmente cambiata.

Incombe il dovere di aggiungere che Roy, lo zingaro anglicano, ci ha messo del suo, perchè, trovato il gol, s'era arroccato in difesa. Eh, la minestra alla lunga può risultare indigesta. Talchè, senza esagerare, se la Roma, avesse trasformato il suo sacrosanto rigore, avrebbe poi vinto facilmente. Ma così non è stato (mi domando ancora: perchè non mandare sul dischetto Pizarro?), e si è dovuto penare fino alla fine. E oltre. Per pareggiare col gol di Andreolli che in lingua nostra non esitiamo a descrivere come "la bbotta der cecato".

Ma volete proprio sapere qual è stata la scena più toccante di questa modesta partita? Il timido tenero battimani con cui Riise il maggiore ha salutato l'uscita di Riise il minore.