22/10/2009 09:44
IL MEDIATORE A ravvisare lincostituzionalità della legge è stata unassociazione di consumatori sportivi, la Adcs. Nata a luglio di un anno fa, e per questo forse sconosciuta ai più, in questi mesi si è data parecchio
da fare. Il primo passo è stato quello di concentrare lattenzione del Senato sullarticolo 9 della legge 41/2007. Vi dice niente? È la legge Amato, che spesso è accompagnata dalla sottolineatura "legge anti-violenza".
Come se le altre fossero a favore. Porta la firma dellallora Ministro degli Interni, che dopo lomicidio a Palermo dellispettore Raciti varò un autentico giro di vite, culminato in un decreto poi convertito nella legge
41. Larticolo 9 prevede che chi è stato punito con un Daspo (il provvedimento del Questore che vieta laccesso agli stadi) o è stato condannato «anche con sentenza non definitiva» per un reato commesso durante una manifestazioni sportiva non possa acquistare o ricevere «titoli di accesso». Biglietti o tessere del tifoso, è la stessa cosa. La legge non specifica nemmeno il limite temporale del Daspo. Con le regole attuali, un daspato sarebbe privato a vita della tessera del tifoso. È il motivo numero uno dellantipatia delle nostre curve verso la carta.
LA RIFORMA LAdcs ha ottenuto che il senatore (e giurista) del Pdl, Domenico Benedetti Valentini, si facesse firmatario di un disegno di legge, che è già stato presentato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato e che è stato illustrato ieri alla stampa. Nel nuovo articolo 9 si specifica che il Daspo deve essere «in atto». Solo in quel caso non si possono acquistare biglietti o ricevere la tessera del tifoso. Nel caso delle condanne, i tagliandi si possono invece comprare se il soggetto condannato negli ultimi cinque anni per reati da stadio ha già scontato un Daspo per lo stesso episodio. Complicato? Il principio è: se ho pagato per la mia colpa (con il Daspo), perché devo pagare unaltra volta?
LE COREOGRAFIE LAdcs è andata oltre. In un incontro avuto sette giorni fa con Ieva e Massucci, rispettivamente numero uno e due dellOsservatorio, ha chiesto il ritorno delle coreografie negli stadi. La risposta è stata: «Sì a tamburi e striscioni, no ai fumogeni ». Ieva si è fatto vivo due giorni dopo con lassociazione. Garantendo che le promesse saranno mantenute.