Vucinic: "Il nostro problema? E' che siamo troppo buoni"

19/11/2009 13:13

In fondo la sua storia è la storia della vita, solo che lui è il più forte tra gli attaccanti della Roma, tra gli umani, ovvio, e al suo umore spesso sono legati gli umori di un’intera, sterminata tifoseria. Recentemente è stato la

dannazione per tutti e ha finito per essere fischiato, anche in maniera pesante. Altre volte è stato sull’orlo di una contestazione convinta: accadde anche al suo primo anno, poi, quando proprio il tempo pareva scaduto,

è riemerso tra le nebbie vincendo da solo una sfida fondamentale di contro lo Sporting Lisbona, sostituendo infortunato.



L’ultima sfida con l’Inter il paradigma della sua carriera romanista: dopo tre minuti si mangia un gol obiettivamente difficile da sbagliare, senza neanche tirare in porta, dopo tredici salta perfettamente togliendo il tempo a Lucio, non uno qualsiasi, e piazza quel pallone all’incrocio dei pali, imprendibile per Julio Cesar.

Gioia e dannazione e tu tifoso prima insulti e poi esulti. Tra i fardelli che si porta dietro anche il prezzo pagato dalla Roma per il suo cartellino: 19 milioni di euro, a causa di un’operazione improvvida, con il costo lasciato variabile dopo i 7 milioni spesi in due anni per la prima metà. Non sapendo che cosa succederà domani, oggi

abbiamo fatto il punto con lui.



"Ci servirebbe maggior cattiveria agonistica. Essere bravi ragazzi fa bene al gruppo, meno ai risultati.

E' vero, a volte sbaglio gol facilissimi, ma a vederli da fuori sembrano sempre facili. Però non ho mai pensato di chiedere scusa ai tifosi come fece una volta Petrini, mica lo faccio apposta.

Di Spalletti m’è dispiaciuto, Ranieri mi fa sentire importante, non capisco perché Zeman resti fuori dal giro.

Gli arbitri? Non so se sono condizionabili, certo è che ogni volta che gioco a Milano lo penso...

Di leader nello spogliatoio ne abbiamo tanti: penso a , a
, a Mexes e pure a Tonetto.


Il futuro? Andrò via dalla Roma solo se verrò cacciato".