Al cuore della nostra svolta

16/12/2009 10:42

gli uomini che scendono in campo sono per la maggior parte gli stessi che schierava Spalletti: ma è diversa la fisionomia, l’impostazione tattica, anche il carattere.

Poi è arrivato Gian Paolo Montali, grande uomo di sport, grande pisicologo, grande cultura, ingresso in società da non sottovalutare: lui è uno che sa come si fa a vincere, e l’ha sempre saputo insegnare agli altri (sarà solo una coincidenza che da quando è andato via, la ha cominciato a perdere, e da quando è venuto, la Roma abbia cominciato a salire?).

Ma soprattutto è cambiato il clima, l’aria che si respira, le speranze che si vedono e i sogni che si fanno, e nel circo barnum del pallone questo è un particolare da non sottovalutare, perché non basta cercare di vincere.

Bisogna essere di sicuri farlo. Così, mentre oggi a Sofia caso che il abbia appena posto obiettivi e traguardi: la ? Possiamo tornarci subito, ha detto. Lo scudetto in due anni? Nulla è impossibile.

Certo, ha aggiunto pure qualcos’altro, una postilla essenziale. Ha spiegato che per coltivare il progetto più ambizioso, servirebbero almeno tre o quattro giocatori in più, uno per reparto. Dice poco. Questo -semplicemente - è il problema, perché per ora ci riesce difficile immaginare come possa questa società, sempre sull’orlo della sopravvivenza economica, rinforzare davvero il telaio della squadra e a che prezzo possa farlo.i giallorossi si giocano il primato del girone di Europa League, a qualificazione già archiviata, forse non è un Dopo Aquilani, per avere un attaccante che piaccia a Ranieri, quale altro tassello pregiato saremo costretti a sacrificare? Meglio non farsi troppe illusioni, allora, e accontentarsi di quel che passa il convento adesso.

Visto da dove arriviamo, potremmo anche ritenerci soddisfatti. A tre punti dalla (e uno davanti

alla , che è il vero rivale in questa corsa al quarto posto) non sarebbe sbagliato pensare di aver dato una svolta alla stagione. Dalla parte della Roma ci sono numeri che danno sostanza, sei risultati utili consecutivi e due partite senza incassare gol (in trasferta non accadeva da una vita). Sugli altri versanti, dal Milan in giù, ci sono prestazioni altalenanti, salite e ricadute, e in qualche caso – come per la – nemmeno le risalite.

Ma a favore di e compagni c’è soprattutto un’altra considerazione da fare. E riguarda il suo mister. Ranieri non è un mago della panchina, e non è neanche uno di quelli che ti fa troppo divertire, che s’inventa meccanismi di gioco spumeggianti o che possa mai pensare di schierare una volta il quattro due e fantasia solo per far contento il suo padrone. Però, è uno tosto, che non molla mai. E’ uno che ha preso il Parma con un piede ormai in serie B, e l’ha salvato rimontando un mucchio di partite al novantesimo. E’ andato alla , e ha ottenuto il massimo anche lì, nello stesso modo, cuore e lotta, risultati acciuffati sul filo di lana.

Dicevano che era il carattere della . Ma andato via lui, non è più successo. Quello era il carattere di Ranieri. E la cosa che ci fa pensare bene è proprio questa, che nelle ultime partite la Roma sembra aver preso la pelle del suo tecnico: se da una parte ha ormai assimilato il suo sistema di gioco - difesa alta, molto attenta e decisa, squadra cortissima, magari non troppo spettacolo ma tanta concretezza -, dall’altra comincia

a vedersi la sua capacità di resistenza e di lotta. E’ la Roma che vince il derby, nel momento più difficile della partita, ed è la Roma che anche con la Sampdoria riesce a venir fuori alla distanza, a meritare persino un risultato migliore nel secondo tempo.

Per questo, proviamo a guardare con ottimismo al futuro. Senza farsi troppe illusioni: è ancora presto per parlare di scudetto e per fare sogni inutili seduti su una società che appare ancora allo sbando. Ma siamo

convinti che la Roma di Ranieri sia la squadra adatta per affrontare la mischia che si annuncia da qui alla fine del campionato, quella ressa di squadre e di ambizioni che finirà per punire i più deboli di carattere.