12/12/2009 11:38
Per tutte i calzoncini erano neri, mentre la moderna Sampdoria li ha scelti bianchi o blu. Lattuale logo della Samp, che risale al 1983, è costituito dal profilo nero di un marinaio con cappello, barba e pipa in bocca su banda blucerchiata a fare da sfondo. Il marinaio, che a qualcuno ricorda il Braccio di Ferro dei fumetti, è stato scelto nel segno più classico della tradizione ligure, tutta ovviamente rivolta al mare. Questo logo è legato alla gestione del grande Paolo Mantovani, con il quale la Samp era tornata in A lanno prima (1982) e con il quale, poi, avrebbe vissuto il suo periodo doro. Prima di esso il club era distinguibile solo per la caratteristica banda blucerchiata con al centro lo scudo con la croce rossa in campo bianca simbolo del comune di Genova.
Questo lungo prologo da storia del calcio ci serve per dire che domani la Roma si troverà di fronte una squadra
dalla storia giovane ma dalla tradizione già consolidata, sul campo della quale, però, i giallorossi hanno sempre avuto vita difficile. Basti dire che delle cinquantadue partite di campionato che ci hanno giocato ne hanno vinte appena otto! Una trasferta che da subito fu segnata da una sorta di maledizione, visto che lesordio della Roma in casa della Samp fu una sconfitta per 4-0 con le reti di Fabbri V, Barsanti, Fiorini e Gramaglia. Era il 16 febbraio del 1947. Il primo successo giallorosso al Ferraris, a quei tempi chiamato semplicemente Marassi per via del quartiere in cui sorge, risale invece al 2-0 del 2-2-1964, giorno in cui Samp-Roma si giocava per la diciassettesima volta
nella storia. Il secondo (per 1-0) arrivò lanno dopo, nel 1965, grazie ad una rete di Barison, il terzo (2- 1) nel 1983-84, quando a firmarlo furono le reti dellex genoano Nela (che fece particolarmente infuriare i tifosi doriani) e di Ciccio Graziani.
Quella fu la prima delle sei vittorie romaniste in Liguria degli ultimi trentanni, nei quali cè stata una vera inversione
di tendenza della sfida, che fino al 1980 aveva visto trionfare la Roma solo nelle due occasioni del 64 e del 65. Dopo il 2-1 dell83, infatti, sono arrivati il 2-0 del 1988 con le reti di Voeller e Massaro in uno stadio in rifacimento per i Mondiali del 90; l1-0 del 1993 con il gol di Balbo; il 2-1 del 16-2-1997 con Moriero e ancora Balbo. Un successo, questultimo, che fu uno dei pochi momenti di gloria della Roma di Carlos Bianchi, che scese in campo con uno strano duo di centrali di difesa formato da Aldair e Pivotto, quel giorno impegnati a fronteggiare uno scatenato Montella, che nella gara di andata dellOlimpico aveva fatto il fenomeno. La Roma rispondeva con Balbo affiancato dal ventenne Totti e un centrocampo tosto e compatto formato da Moriero, Thern, Di Biagio e Carboni, nelloccasione avanzato sulla linea mediana. Il gol del vantaggio giallorosso arrivò al 45 con Moriero e stese psicologicamente la Samp, ancora allenata da Eriksson, rendendo più facile la ripresa, tanto che dopo 13 minuti la Roma raddoppiò con Balbo. Ma Montella quellanno era in gran vena e riuscì lo stesso a mettere il timbro sulla gara al 74. Due minuti dopo Bianchi sostituì Totti con Statuto per rinforzare gli argini e scongiurare la rimonta. Limpresa riuscì e la Roma tornò nella Capitale piena deuforia per aver vendicato la sconfitta dellandata e aver conquistato tre punti importanti. Dopo poco più di un mese e la sconfitta di Cagliari Bianchi venne esonerato e per i giallorossi sarebbe cominciato il calvario.
Più recenti le ultime due vittorie conquistate nelle ultime tre uscite sul campo blucerchiato: il 4-2 del 26-11-2006 firmato da uno dei più bei gol segnati da Totti (un sinistro al volo su assist del recente uomo- derby Cassetti che fece alzare tutto lo stadio ad applaudirlo), Volpi, Perrotta, Panucci, ancora Totti su rigore e Flachi e il 3-0 del 4-5-2008 arrivato nellultimo quarto dora di partita grazie allaltro ex genoano Panucci, a Pizarro e a Cicinho. Questultima fu una vittoria importantissima perché consentì alla Roma di restare nella scia della capolista Inter, alla quale stava contendendo quello scudetto che perse a trenta minuti dalla fine del campionato per colpa del redivivo Ibrahimovic, che a Parma segnò la doppietta decisiva dopo essere stato fermo ai box per quasi tutta la parte finale del torneo.