Quella partita dice qualcosa

15/12/2009 11:30

vedo ancora la luce per tornare in alto”.

E’ Claudio Ranieri a parlare al termine di una partita che porta la Roma al quinto posto in classifica in coabitazione con la Sampdoria e a tre punti dal Parma che ospiterà domenica prossima all’Olimpico. Ma la notturna di Marassi ha detto molto di più.

Intanto che la serie positiva è giunta a sei gare (quattro vinte e due pareggiate) alle quali si possono sommare le due di Coppa; poi che sono due partite che la difesa, settore sul quale Ranieri ha maggiormente lavorato, non subisce reti.

Potremmo aggiungere altri numeri come i cinque punti recuperati alla nelle ultime sei partite o i 25 punti conquistati da Ranieri in 14 gare partendo dai sei di handicap avendo ereditato da Spalletti una Roma a zero punti dopo le prime due giornate. Dove saremmo se il tecnico romano si fosse trasferito a Trigoria all’inizio della preparazione?

Forse soltanto dietro Inter e Milan dato che presumibilmente la non avrebbe passeggiato contro la Roma all’Olimpico con Ranieri sulla panchina giallorossa; ma restano congetture inutili e fuorvianti che non aiutano un’analisi basata rigorosamente su dati oggettivi come quelli appena citati.

 

Alla vigilia della sosta natalizia,chepotrebbe portare quel quarto posto tanto agognato, è forse giunto il momento di stilare un primo bilancio del lavoro di questi primi tre mesi ranieriani. Un bilancio, va detto subito, largamente positivo e non soltanto per i numeri di cui sopra.

L’avventura romana di Claudio Ranieri mi ricorda non poco l’avvento di Luciano Spalletti, perché se è vero che il tecnico di Certaldo ereditò un cumulo di macerie, è altrettanto vero che l’edificio che si è trovato di fronte Ranieri appariva quanto meno fatiscente: un gruppo in avanzato stato di disfacimento, una Società impantanata nei suoi irrisolti (e irrisolvibili) problemi finanziari, un’infermeria da tutto esaurito e campi di allenamento paragonabili all’arenile di Castelfusano.



Compito proibitivo anche per un romano romanista cresciuto a Testaccio che ha sempre guardato alla panchina giallorossa come al coronamento di una lunga e prestigiosa carriera.
Il ritorno a quella “normalità” tanto decantata da Spalletti stavolta non sarebbe bastato a Ranieri.

Per rimettere la Roma sui binari giusti necessitava una terapia d’urto che il tecnico di S. Saba fin dai primi

giorni ha propinato in dosi massicce. Ha lavorato molto a livello individuale con scelte anche rischiose come quando ha relegato in panchina Mexes e ha scommesso su Bertagnoli; ha usato senza mezzi termini il bastone e la carota senza guardare in faccia nessuno, neppure il ; ha sostenuto e giustificato

giocatori in una pericolosa fase involutiva come Vucinic e Taddei; ha abbandonato (momentaneamente) giovani come Guberti e Cerci o giocatori (credo definitivamente) affermati come Cicinho e Batista.

 E ha cominciato a raccogliere i frutti. Julio Sergio è probabilmenteil più in forma del campionato; Mexes è tornato quello di untempo come Juan, miracolosamente in salute; Riise è ormai il padrone della fascia sinistra; Perrotta è quello del Mondiale di Germania e Brighi quello della scorsa stagione; Menez sta superando brillantemente la fase “punitiva”da terzino e c’è da scommettere che presto lo rivedremo involarsi nella posizione a lui più congeniale.

Ma il suo primo “capolavoro” il tecnico giallorosso lo ha messo in scena nelle ultime due partite. Con il derby ha “resuscitato” Cassetti (confermatosi a Genova) e ha definitivamente ricompattato il gruppo; contro la Sampdoria è “risorto” Taddei: due pedine fondamentali soprattutto in questa fase nella quale Ranieri sembra essersi convertito al di spallettiana memoria.

Mancava ancora il gioco (per ammissione dello stesso tecnico) ma a Marassi è arrivato anche quello. Adesso, paradossalmente, non ha più alibi: questa è certamente la sua Roma.

E allora la domanda sorge spontanea: dove può arrivare la Roma di Ranieri? Lo scopriremo presto a cominciare da domani a Sofia dove dovremo guadagnarci il primo posto del girone per guardare con ottimismo anche all’Europa League; poi domenica contro il Parma per trascorrere le vacanze di Natale

simbolicamente già in .

Siamo onesti: quanti di noi, dopo la sconfitta con la e le dimissioni di Spalletti, avrebbero ipotizzato un Natale in questa posizione? La risposta è scontata.