E con questo abbiamo fatto tredici

13/01/2010 08:33

Finale 3 a 1 sulla Triestina, ottavi di finale di coppa Italia bevuti come una tazza di thé, dopo gli affanni di un avvio stonato, più per sfiga che per demeriti oggettivi.

 

Hanno fatto insomma il loro dovere, nell’Olimpico quasi più vuoto che gelato, le seconde e le prime linee di Ranieri, e anche qualche “caso” reale o presunto, il desaparecido Cicinho a parte. La Roma ha così fatto tredici, allungando la striscia (sei vittorie e tre pari in campionato, tre successi in Europa League, adesso uno anche in coppa Italia) aperta il 1° novembre con il 2-1 sul .

 

Una serie che la dice lunga sulla qualità del lavoro del tecnico: questa squadra, chi gioca gioca e a prescindere dagli avversari, da ormai la sensazione di muoversi con un’enorme consapevolezza dei suoi mezzi. A tratti persino in allegria. Ieri certo l’impegno è stato oggettivamente poco complicato, superato l’impaccio dell’inizio ad handicap.

Morganti è stato subito severissimo con Cassetti – intervento non clamoroso su Della Rocca, rigore per la Triestina e via andare dopo appena quattro minuti – e poi incomprensibilmente più buono con Cottafava, contatto assai sospetto con Cerci, e con Sabato, tocco di mano su palleggio di Vucinic.

Ma a cercare di incasinare la serata è stata per un po’ soprattutto la Roma, pure sospinta dalla lucida regia del piccolo immenso Pizarro e dai guizzi di un Cerci che sarà bene provare a far maturare qui, altro che prestito al Bari. Per quasi tre quarti d’ora abbiamo quasi temuto di rivivere uno dei non infrequenti mini-choc impostici dal torneo per il quale, pure, inseguiamo la stella d’argento della decima vittoria, srotolando sul campo antichi difetti. E protagonisti che ormai conosciamo a memoria, nel bene e nel male.

Tipo Vucinic, che un giorno magari capirà che in certi momenti bisogna preferire il manico di piccone al piumino da cipria; Baptista perso dietro la sua perenne crisi di identità e troppo defilato a sinistra; Motta volenteroso quanto impreciso nell’ultima giocata; Cassetti al solito sfasato quando gli tocca cambiare corsia; Faty ahi noi improponibile.

Poi però ci ha pensato Brighi, uno che a dispetto del suo loquace procuratore sa stare al posto suo senza mai rompere troppo gli zebedei,a riportare il match in pari, a un passo dal riposo, sfondando il muro eretto dal laziale

doc Somma, che avrebbe pagato chissà cosa per farci uno sgambetto. Quindi, prima di scorgere in Menez cenni chiari di luna giusta, Doni è tornato a infiammare lo stadio (e a rimediare qualche timido applauso) con un’uscita sulla trequarti, buona a bloccare la fuga di tale D’Ambrosio, per allontanare addirittura in dribbling: cancellata l’amara esperienza di domenica contro il Chievo.

Quindi il figliol prodigo Menez, sotto lo sguardo burbero di Ranieri, ha confezionato l’assist perfetto per il comodo 2-1 di Vucinic, persino la Bestia è uscita dal letargo per un istante, pennellando il del 3-1 dalla mattonella preferita, ancora Vucinic allo scadere ha provato a segnare uno dei più bei gol della vita.

 

Bene così. Domenica contro il probabilmente non ce la farà ancora, purtroppo: ma il guerriero Toni là davanti non sarà solo.