Panchine e miracoli

26/01/2010 09:04

E’ la nuova (nuova?) tendenza del campionato nostrano: il cambio conviene. Meglio licenziare e poi assumere che continuare a vivacchiare con un claudicante tran tran. Il motivo di questo andamento? Scelte azzeccate dopo scelte sbagliate, azzardate o obsolete, probabilmente; di certo, non può essere un caso che Roma, e Palermo abbiano fatto un salto così in alto per puro e esclusivo merito del caso. Se la ride chi cambia e chi non lo fa, perchè non vuole o non può permetterselo, soffre. Chi non toglie le ragnatele, chi non si rende conto dell’inadeguatezza dell’attualità fa fatica, tanta fatica, a tenere il passo di chi ha avuto voglia e possibilità di cambiare e far cambiare aria. E così se la rischia, pesantemente, in riferimento agli obiettivi di partenza.

E’ chiaro/logico che non tutti i nuovi hanno portato più punti dei vecchi o hanno prodotto lo scossone benefico oppure miglioramenti tali da far gridare al mezzo miracolo: ma, nella maggior parte di questi casi controtendenza, si tratta(va) di situazioni ai limiti dell’impossibile. Vedi ciò che sta accadendo a Siena, a Livorno o, a sorpresa, a Udine. Ciò che realmente stupisce sono i dati di chi adesso si trova all’interno o ai confini della zona . Il , in questa ottica, è la squadra che, calcolando la media punti, ha ricavato finora i maggiori benefici dall’avvicendamento panchinaro, via Roberto Donadoni, ecco Mazzarri: sette punti nelle prime 13 giornate con l’ex ì azzurro poi 30 punti in 14 partite. In campionato, il targato Mazzarri non ha mai perso: otto vittorie e sei pareggi, con un rendimento identico sia in casa che in trasferta (sette partite e 15 punti in entrambi i casi). In questa singolare classifica, c’è la Roma alle spalle del : zero punti con Luciano Spalletti (dimissionario, non cacciato) dopo due giornate, 38 punti con Ranieri in 19 gare, con una scintillante media di 2 punti secchi a partita.

La Roma, tra campionato e coppe, a Torino è arrivata a quota 15 partite utili consecutive, impreziosite da dodici rimonte stagionali. La nuova Roma all’Olimpico ha sempre vinto, tranne contro il Livorno: una sorta di avviso ai naviganti catanesi, in attesa della partita di stasera. Dall’ultimo al terzo posto in classifica ritrovando gioco e giocatori, smentendo così la tesi che la squadra era ormai logora, irrecuperabile sia nelle gambe che nelle teste. Il Palermo dopo quattordici turni era al quattordicesimo posto: la cura Rossi l’ha portato al quinto nel giro di otto partite. E pensare che l’ex allenatore della Lazio aveva cominciato malissimo, andando a perdere sul terreno del Chievo: da quel momento in poi cinque vittorie e due pareggi, con la ciliegina della miglior difesa nelle ultime otto giornate, con tre reti al passivo (Roma 4, e Chievo 6).

Se il campionato fosse iniziato con l’arrivo di Rossi sulla panchina rosanero, il Palermo sarebbe terzo. Nelle sua otto partite, come detto, 17 punti quanti ne aveva fatti Walter Zenga in 13 gare. Un bottino che lo colloca al terzo posto parziale a pari punti con l’Inter e dietro a Roma(20) e (18). Il Catania, infine, messo alla porta l’esordiente Atzori si è affidato al semiesordiente Mihajlovic collezionando 10 punti in sei partite, dopo aver fatto 9 punti in 15 gare con la precedente gestione tecnica.