05/01/2010 10:09
E nato lì, come allenatore, Claudio Ranieri, soprattutto lì si è rivelato, anche nello stile, sobrio e misurato, britannico nonostante le inflessioni romanesche.
Prese il Cagliari nell 88 in C1. Tonino Orrù, che aveva salvato il club dal fallimento, gli affidò il compito della ricostruzione tecnica. Andò ben oltre le attese: in due stagioni il salto dalla C1 alla A e la miracolosa salvezza dopo un girone dandata catastrofico e uno di ritorno trionfale, praticamente due campionati in uno. Andò così bene che Corrado Ferlaino lo volle a Napoli per gestire il dopo-Maradona. Risultati eccezionali anche per il modo in cui furono raggiunti. La squadra che conquistò la promozione in B aveva una età-media di ventuno anni, verdissima per una categoria in cui, allepoca, lesperienza era quasi sempre un valore aggiunto. La salvezza in serie A venne ottenuta con una formazione di debuttanti: tranne Matteoli, nessuno aveva esperienza della categoria. Nomi sconosciuti al grande pubblico come Festa e Cappioli, vere scommesse come Herrera, lo stesso Francescoli veniva dato in declino per questioni fisiche e Fonseca era un giovanotto di belle speranze ma poche certezze. E a proposito del trio straniero ( uruguaiano, per la precisione) si ironizzava: «Paghi uno e prendi tre». Invece fu un successo. E il contributo di quello che allepoca era un giovane tecnico (aveva trentasette anni quando approdò a Cagliari e poco meno di quaranta quando andò via) fu decisivo.
Prendete Aldo Firicano. Nasce centrocampista, Ranieri lo trasforma. Nella linea difensiva sostanzialmente in linea lui si staccava facendo il libero, anzi un vero e proprio regista arretrato, capace non solo di rompere il gioco avversario ma anche di far ripartire lazione. Festa (laltro marcatore in A era Valentini), richiamato dalla Fersulcis, verrà plasmato dallallenatore e diventerà uno stopper implacabile (così forte che verrà reclutato qualche anno più tardi dallInter). Era, quella di Ranieri, una squadra estremamente duttile, capace di adattarsi alle situazioni e agli avversari. Nardini completava la linea difensiva facendo il fludificante a sinistra. In mezzo al campo a organizzare il gioco provvedeva Gianfranco Matteoli che veniva robustamente «coperto».
Fondamentale il ruolo di Herrera. Faceva il laterale di centrocampo, a destra ma era luomo che garantiva lequilibrio andando a marcare la mezza punta avversaria o il centrocampista che si inseriva. E quel suo grande spirito di sacrificio consentiva a Cappioli di giocare con una certa libertà, di cercare lavventura a livello offensivo finendo per trovare spesso la porta (come confermano i 25 gol in 144 partite con la maglia del Cagliari). E poi Francescoli. Luruguaiano era stato spesso nel mirino delle società italiane (il suo nome era stato accostato anche alla Juventus). Quando fu reclutato dal Cagliari pochi, però, erano disposti a scommettere su di lui. Aveva grossi problemi fisici. Il grande merito di Ranieri fu di aspettarlo, mettendolo nelle condizioni di guarire. Giocava nella posizione che prediligeva: trequartista alle spalle di Fonseca e con il giovane compagno di nazionale contribuì in maniera decisiva alla salvezza della squadra. Immagini sfocate di un passato che preannunciava il futuro: perché in quel Cagliari cerano già tutti i concetti poi riproposti da Ranieri nelle sue successive avventure professionali.