14/01/2010 09:26
quando si ha di fronte una squadra di livello tecnico inferiore, lallenatore giallorosso era lì che sferzava i suoi
ragazzi, chiedendo impegno e concentrazione. Lo stesso atteggiamento lo ha ripetuto ieri mattina a Trigoria,
quando come è solito fare ha seguito lallenamento da vicino, incitando ancora la squadra a darci dentro.
Una vera e propria ricostruzione dello spogliatoio, quella portata avanti da Ranieri e, di pari passo, da Gian Paolo Montali, non a caso voluto accanto a sé dallo stesso tecnico. Un lavoro da certosini, per usare un termine utilizzato proprio da lui, e che costituisce probabilmente il suo maggior merito nei quattro mesi trascorsi fin qui alla guida della squadra giallorossa. Arrivato a Roma nel momento in cui questa stava
attraversando forse il suo momento peggiore, tra divisioni e scarse motivazioni, Ranieri ha saputo ricreare
soprattutto un clima di armonia allinterno del gruppo.
Ha recuperato sia sul piano fisico che psicologico più giocatori, confermando quanto di buono si diceva di lui
intorno a questa capacità. Si pensi a Taddei e Perrotta due elementi che nella Roma, anche quella di Spalletti, hanno sempre rappresentato un punto di riferimento per gli equilibri della squadra e che, ritrovata la condizione, sono tornati ad essere due leve fondamentali su cui si regge anche la Roma di Ranieri. Si pensi alla forma ritrovata di tanti altri, e soprattutto alla fiducia accordata a tutti («Non chiudo la porta a nessuno» ha
spesso detto il tecnico), a cominciare da chi dimostra di voler condividere un progetto. Fanno parte di questa rinascita anche Juan, che da tempo non giocava più partite consecutivamente, e Mexes, che pure allinizio ha assaggiato il metodo bastone e carota cui sono stati sottoposti altri nel corso del tempo, e che oggi sta dando (o si spera, darà) i suoi frutti con Menez.
Una fiducia che ha premiato Julio Sergio, ma non ha visto accantonare Doni, non a caso con la fascia di capitano martedì sera. E che ha permesso anche a giocatori come Pit o Faty di ritagliarsi un proprio spazio. «Ora si entra nel vivo della stagione» ha ricordato Ranieri dopo questi primi impegni di gennaio. Se dovesse passare il prossimo turno in Coppa Italia, la Roma giocherà ben otto volte nel mese di febbraio, dividendosi tra campionato e coppe. Il tabellino personale del tecnico, benché disomogeneo per la diversa caratura delle squadre che si è trovato ad allenare in Italia, è confortante: a gennaio ha messo insieme finora 17 vittorie, altrettanti pareggi e 10 sconfitte; a febbraio si contano addirittura 18 successi, 10 pareggi e soltanto 6 battute darresto.
Cè insomma in vista il curvone come lo ha definito Ranieri prima di entrare nel rettilineo finale. E nel curvone, cè una partita che spicca su tutte, anche se lui da persona di stile e gentleman compassato non lo ammetterà mai: è quella di sabato 23 gennaio, alle 20,45, a allOlimpico di Torino. Che se non è la partita della vita, per Ranieri è certamente quella dellanno. Ed è in funzione di quella che, giorno dopo giorno, continua a sferzare i suoi ragazzi. Al punto da preservarli, se serve, anche nella gara con il Genoa. Totti lo sa. E continua a lavorare. Anche lui vuole esserci, quella sera.