Sensi e Mezzaroma - Comprarono la Roma a maggio ‘93 e a novembre si divisero

28/01/2010 09:10



IL BINOMIO - In quei giorni co­minciano le grandi manovre attorno alla Roma. Il club giallorosso fa gola a tanti. In pole sembra esserci il gruppo Casillo, poi c’è Gaucci. Ma spunta una cordata romana: dopo trat­tative bollenti e frenetiche, tra il 20 e il 21 maggio 1993, il costruttore Pietro Mezzaroma e il petroliere Franco Sensi sborsano oltre settanta miliardi e si comprano la Roma. Il pacchetto azionario viene diviso in parti uguali e così la Figc può avallare l’iscrizione dei giallorossi al campionato 1993/1994, che era in serio pericolo. Niente fallimento quindi: è l’impresa del binomio Sensi-Mezzaroma.



DUE ROMANISTI - Mezzaroma e Sensi sono entrambi romanisti. Il padre di Sensi è addirittura uno dei soci fon­datori del mitico Campo Testaccio, prima casa della Roma. Lui, Franco, ha interessi in molti campi: dal petro­lio, alla finanza e all’editoria. Mezza­roma invece, è il proprietario di un impero immobiliare a Roma. L’in­gresso nel mondo del calcio non è af­fatto facile: i due si de­vono scontrare con personaggi del calibro di Berlusconi, Agnelli, Pellegrini. L’unica chiave sono le idee. E di idee, si sa, ognuno ha le sue. E allora, nel preparare la nuova sta­gione, ecco i primi con­trasti.



I CONTRASTI - Prima di tutto, va indi­viduata la figura del nuovo presiden­te. Scartata l’opzione Malagò, viene scelto il generale Ciro De Martino, no­me che sta bene ad entrambe le parti.

«Questa Roma è nuova, e dal nuovo deve ripartire » è il motto di Sensi e Mezzaroma. Viene nominato così un nuovo consiglio di amministrazione: 18 persone, 9 scelte da uno e 9 dall’al­tro. Il contrasto sale di livello quando si tratta di rinnovare l’area sportiva: Mezzaroma vuole Moggi, Sensi non ci sente e fa il nome di Mascetti. La so­luzione dei due insieme non può dura­re più di tanto, e infatti il 9 luglio del ‘ 93 Emiliano Mascetti lascia il club, salvo poi essere richiamato da Sensi stesso. Il rapporto va avanti in un cli­ma di diffidenza.



UN SOLO PADRONE - La spaccatura, al­l’interno della Roma, è insanabile. La soluzione auspicata dai tifosi è un pas­so indietro di Sensi o di Mezzaroma, in modo tale che un solo pro­prietario possa decidere in li­bertà: il cam­pionato che si sta avvicinando può rivelarsi fallimentare senza una stra­tegia precisa. La guida tecnica viene affidata a Carlo Mazzone, romanista sul quale l’assenso è comune. La Ro­ma però stenta a decollare e tra Sensi e Mezzaroma ormai è rottura totale. Da ottobre ‘93, si fa sempre più reali­stica l’ipotesi che Mezzaroma ceda le sue quote a Sensi. La doppia condu­zione dura solo sei mesi: «Credo che il mio compito sia esaurito» dice Mezza­roma il 28 ottobre 1993. Gli rimarrà solo un diritto di prelazione qualora Sensi decida di vendere entro il 1998. La Roma diventerà di proprietà del solo Franco Sensi l’8 novembre 1993, dopo la risoluzione di un contratto da oltre sessanta miliardi.