23/01/2010 09:49
Tanto per fare chiarezza. Del resto, onestà intellettuale, ma anche rigore e trasparenza sono i tratti che lhanno sempre contraddistinto. «Ad esser sincero, condivido anche i dubbi che la tifoseria giallorossa ha nei miei confronti aggiunse Ma a me piacciono le sfide».
Questo è Montali. Professionalità e rispetto dei ruoli. Un valore aggiunto, insomma, dovunque è stato. «Non sono abituato ad andare nei posti per partecipare ha spesso detto. E nemmeno per gli stipendi. Grazie a Dio, non ne ho bisogno». Per lui conta innanzitutto il progetto. E la sua condivisione con chi voglia starci. Sarà per questo che lo stesso Claudio Ranieri ne ha caldeggiato larrivo a Trigoria. Un feeling, quello tra i due, che si era stabilito a Torino ed è proseguito nella Capitale. «Sono felice che la Juve, battendo la Roma, gli abbia restituito indirettamente quel che gli aveva tolto, cioè una panchina» disse proprio Montali il 5 settembre scorso, allindomani del successo della, allora, sua Juve contro la formazione di Spalletti allOlimpico. Sarebbero passati meno di due mesi perché lex membro del cda juventino approdasse alla corte di Rosella Sensi. E non è forse un caso se il suo arrivo a Roma è coinciso con lultima sconfitta della squadra giallorossa, tra campionato e coppe.
Quella al Friuli, il 28 ottobre. «Da allora, contiamo i punti che ci dividono dalla zona Champions» ha detto. Ma non solo quelli. «A Bergamo, dopo aver battuto lAtalanta 2-1, Perrotta mi disse Direttore, siamo a tre punti dal quarto posto. Io lo corressi: No, siamo a sei dalla Juventus». Eccolo, uno dei traguardi che ci si era prefissi. «Oggi li abbiamo scavalcati» ha finalmente potuto dire domenica scorsa dopo la gara con il Genoa. «Era un nostro obiettivo. Ma non dobbiamo accontentarci, e dunque siamo solo moderatamente soddisfatti». Guarda avanti con fiducia, Montali, ma sempre con il profilo basso. Finora ha centrato tutti i pronostici che aveva messo a punto, a metà novembre, con la sua personale tabella. Sei vittorie e due pareggi, compreso quello stramaledetto di Cagliari. Ripete che, anche per lui, non cè alcuno spirito di rivalsa nei confronti della società bianconera. «Nessuna motivazione particolare. Con Blanc non cera più chimica. Io ero per delegare il potere, qualcun altro per accentrare. La Juventus? Una grandissima squadra, ferita. Quindi, ancora più pericolosa».
Una freddezza non nuova. «Non sono uno emotivamente coinvolto è solito ribadire. Nel mio ruolo, quando si è mossi da pathos, si perdono lucidità e competenza». La sua tabella da qui alla fine, però, lha già preparata («Anche se questa resta chiusa nel cassetto»). Ma chissà se nella scelta del pronostico per questa sera gli sarà riuscito di essere davvero razionale...