La formidabile orchestra

14/02/2010 10:03

La musica è cambiata, all’Olimpico e fuori. Deliuccio, che spesso ci aveva giocato qualche brutto tiro, stavolta s’è ritrovato davanti un campione di scacchi, un avversario capace di annichilirne ogni mossa con straordinario intuito. E che ne abbia davvero da vendere, il formidabile direttore d’orchestra,

è ormai sotto gli occhi di tutti: ieri – tanto per dirne una – fuori due campioni del mondo, Perrotta dall’inizio e poi, e dentro i bomber del match,
il micidiale Brighi e il redivivo Baptista.

 Impressionante la genialità della sua gestione, oltre che la padronanza nello sfruttare risorse che pare conoscere da una vita, non solo da sei mesi. Il menù di giornata prevedeva la sfida con il Palermo, che sino a ieri con Rossi in panca aveva subito solo otto gol ed era comunque annunciato in forma strepitosa: la prova più complicata del trittico che aspetta i nostri eroi di qui a domenica prossima (giovedì il Panathinaikos, poi il Catania). Ranieri lo ha affrontato rimpastando felicemente la squadra che con ogni probabilità a Firenze aveva visto con le gomme a terra. Dentro allora il dinamismo di Brighi, che lo ha ripagato con una prestazione stratosferica, dentro di nuovo sin dal primo fischio di Tagliavento, sia pure part-time, dentro soprattutto una formazione diversa e imprevedibile, tre centrocampisti e in pratica tre punte, con Taddei a incrociare con Vucinic e, a tratti, a surrogare gli inserimenti centrali cari a Perrotta.

E’ stata persino dura, come di certo non racconta il punteggio finale, trovare il bandolo di un match complicato

da scelte così coraggiose quanto dall’eccellente avvio del Palermo, perfettamente addestrato a far girare il

pallone, a manovrare di prima, a praticare un pressing asfissiante. Per qualche lunghissimo minuto, perché negarlo, abbiamo temuto che la vita ci fosse complicata dalle attese furberie di Deliuccio, che conosce pregi e difetti di una squadra – la nostra – che è in fondo in gran parte la stessa da quattro stagioni. Pizarro ha dovuto in effetti  sudare parecchio per liberarsi della vischiosa marcatura di Simplicio, giallorosso promesso; ha fatto altrettanto nel costante impatto col tosto Migliaccio, l’altro mediano deputato a tagliare le fonti della produzione del gioco romanista; il gruppo in generale ha forse faticato a riconoscersi nel rimpasto deciso da Ranieri.



Ma, scorsa via una mezzora abbondante, ogni dubbio è stato fugato. Il gol che ha scardinato il match, e  ncanalato per il verso giusto la ventesima perla di questa stagione ormai magica, è arrivato in splendida cooperazione tra Brighi e l’ex romanista Bovo: angolo telecomandato da (più mobile e reattivo rispetto a Firenze; l’operazione- recupero viaggia alla grande) sul del centrocampista, girata forse persino larga rispetto allo specchio di Sirigu, tuffo e zuccata vincente di Bovo nella sua porta. Il Palermo, almeno fino a quel punto, non ha mollato la presa: prima e dopo l’1-0, sono serviti i formidabili riflessi di Giulietto nostro, insuperabile come a Firenze e non solo, per respingere le conclusioni di Migliaccio e Cavani.



L’eccezionale rendimento della difesa, impeccabile nei centrali e nell’incredibile brasiliano (molto


bene anche gli esterni, peraltro), è del resto una delle grandi risorse recuperate da Ranieri: non è certo un caso che contro attaccanti formidabili – Cavani, Miccoli, poi anche Pastore e Budan – Giulietto Sergio sia stato battuto solo nel finale, dagli undici metri, e per graziosa concessione di Tagliavento. Sta di fatto che alla ripresa, sull’1-0, con Baptista al posto di (bravo anche nello scaricare la diffida, rimediando un assai cercato ), la Roma ha retto la prevedibile ripartenza a testa bassa del Palermo, che ha provato (invano) a stringerla d’assedio per qualche minuto.



Al primo affondo, per i rosanero si è di nuovo spenta la luce. Taddei ha trovato lo stacco giusto nell’area piccola (impattando Cassani, per noi non in modo irregolare), Brighi ha cercato la prodezza di tacco rimpallato con un braccio da Bovo, cui ha strappato di nuovo il pallone per toccarlo a Baptista, implacabile nello scaricare il in gol. Una prodezza attesa da mesi, la piena conferma della paranormal activity di questa Roma rigenerata. E mai sazia: di lì a poco, il
fantastico Brighi ha completato il capolavoro trovando dal limite il controbalzo giusto per beffare Sirigu, siglando una rarissima doppietta. Sul 3-0, spazio anche a Geremia Menez, che s’è perso nella solita inutile ammonizione ma è anche tornato a fare intravedere qualche sprazzo di genio: il suo rilancio è l’ennesimo capolavoro che ci aspettiamo dall’imperatore Claudio. Tagliavento, a forza di sentirsi dire che è amico della Roma, ha poi pensato bene di aggiungere un po’ di sale agli ultimi minuti, regalando a Pastore un rigore che non c’era (fuori area l’intervento sull’argentino di e Taddei sul talento argentino): trasformazione di Miccoli, a secco da mesi.

Ma Riise ha rimesso le cose a posto, sparando una mina  sotto la traversa di Sirigu, da posizione  defilatissima, a chiudere col magnifico sinistro un gran cross radente di Pizarro. Anche nei quattro gol firmati dal formidabile norvegese eternamente in maniche corte sta scritta la qualità strabiliante di questa Roma infinita, sbarcata ora a quota 47, nella scia dell’Inter e sempre più lontana all’orizzonte delle avversarie di . Oggi, occhi puntati su . Ma con grande serenità: comunque vada, per noi sarà un successo.