12/02/2010 10:39
Ho provato, conscio che sarebbe stato inutile, a consigliarli di rimanere in albergo ma da buon pilota aveva la visione dinsieme: i tre punti, a qualsiasi costo! Dopo un breve viaggio in macchina col derelitto amico siamo giunti al più malfamato bar del luogo dove ad attenderci cerano Romeo & Silvestro già alla terza pinta di birra e locchio incollato al televisore dal quale provenivano immagini festanti da quello che un tempo era noto come il formaggino.
Unirsi al coro è stato simultaneo, caricarsi immediato. La partita, vissuta sul filo dellimminenza della rete avversaria e la speranza del contropiede decisivo, è stata caratterizzata dal consumo inusuale di alcool e condita dagli improperi più grevi soprattutto in quelle fasi di gioco dove i viola erano particolarmente minacciosi. Io soprattutto, a dire il vero, credo di aver maledetto Vucinic e i suoi antenati di almeno 11 generazioni tanto che i miei tre felini compagni di sofferenza non hanno faticato a sentenziare: segnerà lui! la qual cosa ha scatenato la mia più bieca replica: seee e io torno a Roma in mutande. Descrivere il gol è qualcosa di metafisico, impossibile. Uno lo vive e basta. I secondi che intercorrono tra lo scoccare del tiro e lattesa che il pallone varchi la linea possono essere immortalati solo da un asettico fantasma che scruta lanima. Uno si ricorda il cazzeggio del prima e gli abbracci del dopo, il durante mai. Lorgasmo calcistico di noi emigranti nel momento che il Montenegrino ha stoppato il pallone di petto e ha calciato è stato indescrivibile, labbraccio totale. Vittoria figlia della sofferenza e quindi più amata, ciliegina su una torta servitaci nel pomeriggio stracolma di risultati entusiasmanti, in grado di far piangere, di gioia, persino un grande guerriero come Capitan Futuro. Noi ci siamo presi per mano per correre sotto la curva insieme ai giocatori ma i camerieri erano stanchi e hanno spento il televisore, non si sono accorti di essere a Firenze.