05/02/2010 08:52
Ma bando alle scaramanzie, stavolta. Una mezza stella, diciamo pure così, ce lhanno appuntata sul petto Vucinic e Mexes, chiudendo probabilmente il conto della semifinale di Coppa Italia con oltre due mesi di anticipo. Due a zero e via andare. Un gioiello di Vucinic, un destro a giro avvelenato a bruciare Handanovic sul
suo palo, in cima allarcobaleno di quasi cinquanta metri disegnato da De Rossi nel cielo dellOlimpico; poi una martellata di Phil Mexes, sullennesima punizione perfetta scodellata dal mostruoso Pizarro.
Neanche quaranta minuti e i giochi erano fatti, ieri sera come praticamente sempre negli ultimi tre mesi. Con lUdinese era arrivata lultima sconfitta, a fine ottobre, con lUdinese è partito il diciottesimo giro di questa meravigliosa giostra che pare non fermarsi più. Diciotto risultati utili consecutivi, la settima vittoria di fila. A chi tocca tocca. La Roma non fa più sconti, a prescindere dagli avversari e persino dal suo stesso profilo: ieri, non a caso, a firmare il successo sono stati due giocatori assenti domenica contro il Siena. Cè poco da fare. Ha costruito un meccanismo di precisione, Claudio Ranieri. Con certezze ormai assolute: la difesa, fino a pochi mesi fa spensierata come un kinderheim, non lascia lo straccio di un varco agli incursori avversari; Pizarro e De Rossi, specie se supportati dal movimento a pendolo di Taddei e Perrotta (ma anche di Cassetti e Riise), oggi in Italia non hanno uguali in cabina di regia; Totti e Vucinic, là davanti, si trovano a occhi chiusi.
Al capitano mancano ancora tono e brillantezza, ma il tocco e il senso della manovra sono come sempre un incanto. E la voglia di esserci è inesauribile, persino a dispetto della cautela. Ranieri, che ha già dimostrato di saperlo gestire alla grande, avrebbe magari voluto risparmiargli qualcosa, ma visto come si è mosso non è riuscito a richiamarlo in panchina nemmeno dopo novanta minuti. Attorno a Francesco, la Roma del resto ha ritrovato subito i movimenti ideali del 4-2-3-1, il modulo di spallettiana memoria che limperatore Claudio ha mirabilmente rimodellato sul piano della concretezza: la sua creatura è a tratti bella come quella disegnata dal suo predecessore, ma ha persino più carattere e più consapevolezza nei propri mezzi. E come detto concede pochissimo, quasi niente, agli avversari.
LUdinese ci ha anche provato, aggrappata al meglio a disposizione di De Biasi: quellattacco e tre centrocampisti Doc persino sprecati per una squadra che ancora si dibatte ai confini della zona calda del campionato. Mai il capocannoniere Di Natale, e nemmeno lindiavolato Sanchez e Floro Flores, sono riusciti a inquadrare lo specchio di Doni, sveglio in uscita sul velocissimo cileno. Se Mexes ha pensato di imporci un brivido (una dura botta alla coscia: speriamo recuperi per Firenze, dove mancherà Burdisso per squalifica), abbiamo rivisto anche la Bestia, dal 18 della ripresa. Totti nel finale ha provato a farne riesplodere la fisicità con
un lancio dei suoi: fatica sprecata. Ecco lultimo miracolo da chiedere a Ranieri, dal quale ormai ci diverte aspettarci anche limpossibile: far tornare Julio Baptista un giocatore vero. Se ci riesce, altro che prolungamento di contratto: un busto al Pincio, come minimo.