Scudetto? Sei motivi per provare a crederci

16/02/2010 09:55



Il tutto senza Toni e con un a mezzo servizio. Ce ne sarebbe già abbastanza per sperare, ma c’è di più. Perché in casa Inter sembra esserci qualche scricchiolio: due pareggi nelle ultime due partite, la pressione della  che incombe, le dichiarazioni di Moratti e Mourinho che sembrano lasciar trapelare qualche timore di rimonta. E in fin dei conti i numeri dicono che è tutt’altro che impossibile. Il 6 gennaio, giorno di Cagliari-Roma, i punti di vantaggio dei nerazzurri su di noi erano 13, quasi il doppio di oggi. E manca ancora un mese e mezzo allo scontro diretto che, in caso di vittoria, ci porterebbe a - 4. O meglio a - 3,5, perché, qualora si arrivasse a pari punti, saremmo avanti noi.

In passato abbiamo assistito a rimonte ben più complicate, con meno partite a disposizione. Insomma, è difficile, ma si può fare. Lo pensano anche i bookmakers: l’Inter è sempre super favorita ed è data a 1,10, ma la quota scudetto della Roma è stata abbassata da 15 a 10. E sabato a San Siro arriva la Sampdoria in gran forma degli ultimi turni. Non si sa mai, la partita di domenica col Catania potrebbe diventare ancora più importante. 

 

I RISCHI DELL’INTER

LA CHAMPIONS forse è il fattore che dà alla Roma la speranza maggiore. L’Inter che vince sempre tutto e in

continuazione in Italia da un lustro, è una squadra che in Europa non vince mai. Gli interisti hanno un vero

complesso di inferiorità nei confronti del Milan per questa cosa, un blocco quarantennale. Di fatto Mancini ha chiuso la sua avventura a Milano la notte della sconfitta col Liverpool, Mourinho è stato preso apposta, è stato preso solo per questo: se i nerazzurro dovessero fallire anche quest’anno col Chelsea potrebbero cadere in depressione, se dovessero passare il turno potrebbero investire tutte le energie sull’unico traguardo che tutti davvero vogliono.

IL VANTAGGIO cala, anche se è ancora di ben 7 punti. Nonostante ciò, Massimo Moratti non è tranquillo e quando gli chiedono se il vantaggio è rassicurante, risponde: «No, non è che sia rassicurante, non è mai

rassicurante una partita, finché non si tratta di una vittoria definitiva
». Poi promuove l’arbitraggio di Rosetti a , mentre invece Mourinho non fa altro che parlare di arbitri. E chissà che cosa potrebbe dire con l’avvicinarsi dello scontro diretto. Un modo per mettere le mani avanti? Chissà. Forse però magari è solo un piccolo segnale di paura.

PER POTER concretamente credere alla rimonta si deve dare per presupposto la vittoria della Roma nello scontro diretto all’Olimpico contro l’Inter, una partita che vale più dei tre punti in palio. Non è un modo

di dire. In caso di vittoria i giallorossi sarebbero campioni d’Italia nell’eventualità di un arrivo a pari merito coi nerazzurri, in virtù dell’1-1 di Milano. Quindi i virtuali 4 punti di distacco (considerando il -7 di adesso) sarebbero da considerare tipo 3 e mezzo. In più, da qui a Roma-Inter di fine marzo, la squadra di Mourinho incontrerà tutte squadre motivatissime in classifica, oltre a fare due trasferte in Sicilia di fila.

 

I SEGRETI DELLA ROMA

QUATTRO gol alla squadra più in forma del campionato e secondo miglior attacco della Serie A con 42 reti all’attivo. E’ questa la realtà di una Roma che è arrivata a 20 partite consecutive senza sconfitte. Un record eccezionale, ai limiti dell’incredibile se si pensa che è stato ottenuto senza la coppia d’attacco titolare, quella dei sogni. Dal giorno dell’arrivo nella Capitale di Luca Toni, i tifosi continuano a sognare il giorno in cui lo potranno vedere giocare assieme a . Finora non è mai successo, colpa degli infortuni dell’uno e dell’altro. Al massimo c’è stata la staffetta (non programmata) di Torino. Tra non molto staranno bene entrambi, proprio per il momento decisivo della stagione.

DA COLABRODO a terza miglior difesa del campionato, anzi seconda. Claudio Ranieri ha trasformato la

Roma soprattutto in questo. Non si prendono più gol, almeno non come nell’ultimo periodo della gestione

Spalletti. I numeri di questo campionato dicono che la porta giallorossa è stata perforata per 27 volte, ma se si tolgono le prime due partite (quelle contro e
) nella quali il Sor Claudio non era ancora sulla panchina romanista, il conto complessivo dice 21. Ovvero appena un gol in più dell’Inter capolista. Merito del rientro di Juan? Forse. Oppure del grande momento di Julio Sergio? Può essere. Di sicuro segnarci è diventata un’impresa.

«IL NOSTRO segreto è l’allenamento: è importante dare il massimo, in un gruppo che non ti fa sentire né titolare né riserva e questo è merito del mister. Quando qualcuno ha la possibilità dimostra il suo valore». In queste parole di Matteo Brighi è sintetizzata la mentalità del gruppo. Ranieri non considera quasi nessuno titolare fisso, si permette il lusso di tenere in panchina  o, se serve, di far giocare perfino Pit. C’è spazio per tutti, basta saperselo meritare. Lo stesso Mexes ammise di essere tornato ai suoi livelli nel momento in cui capì di non essere un titolare fisso. E finché sarà così, il gruppo non potrà che stare tutto dalla stessa parte.