Ranieri: «Conta la squadra ma Totti è speciale»

26/03/2010 09:50



Gli studenti, il personale medico e paramedico intervenuto all’incontro ha apprezzato. Hanno apprezzato anche Ranieri e , romani di grana sottile e sensibilità affinata. A rappresentare la Roma anche la signora Maria Sensi e il presidente Rosella, commosse per il ricordo del marito/padre Franco che l’aula ha più volte fatto emergere. «Padroni di casa», il rettore Lorenzo Ornaghi - che ha poi chiuso l’incontro - il preside della facoltà di Chirurgia, Paolo Magistrelli, il direttore del Policlinico Gemelli, Cesare Catanati e il rappresentante degli studenti, Pietro Bertoglio, che ha consegnato alla signora Maria uno splendido mazzo di fiori. Ha moderato l’incontro la conduttrice tv Veronica Maya.



Aveva il volto rilassato, Clau­dio Ranieri, quando è entrato nell’aula della Cattolica. Aveva voglia di stacca­re la spina, godersi un istante la «nor­malità » di centinaia di studenti parlan­do di cellule e campioni, di ricerca e calcio.



LA CELLULA - Ranieri ha affrontato il rapporto tra singolo e squadra, lo stesso che c’è tra cellula e tessuto. E gli hanno chiesto di . Lui si è fermato un istan­te, ha sorriso pensando. Poi: « è una cellula speciale, è una stamina­le». I ragazzi sono scop­piati in un boato, alcuni hanno urlato « è tutto ». Poi l’allena­tore della Roma ha ripreso: « Il calcio è un gioco di squadra, non contano solo le staminali ma il tessuto, il gruppo. E i campioni sono intelligenti, hanno l’umiltà di mettersi a disposizione ». Ra­nieri i campioni li ha e ne è consapevo­le, ma sa anche che deve allentare la tensione in vista della sfida scudetto. Ecco perché ha glissato, sorridendo, sulle insistenti richieste di « fai giocare » , mentre il capitano a un passo sorrideva di rimando e lo guardava am­miccante. Domani dovrà prendere una decisione.



L’ALLENATORE-MEDICO - Ranieri ha fat­to discorsi saggi, uomo di esperienza, spiegando il proprio punto di vista senza atteggiarsi. Per esempio quando gli han­no chiesto cosa il calcio possa « insegnare » alla medicina. Ranieri ci ha pensato a lungo, poi ha spillato dalla sua espe­rienza: « L’umanità. Faccio l’esempio di Menez. E’ un giocatore strepitoso ma devi sempre fargli capire quanto sia im­portante, specie quando non gioca. Ec­co, la medicina senza umanità non ser­ve, la sensibilità di un medico è impor­tante. Perché un paziente, in fondo, ha paura, e il medico dovrebbe preoccu­parsi non solo di spiegare la malattia, quanto di fargli sentire una persona vi­cina». L’aula ha applaudito, sincera.



SORRISI - Riflessioni e battute, la mat­tinata di Ranieri e è stata così. Co­me quando un giovane ha domandato al tecnico le sensazioni ai gol della Roma, di . L’allenatore, pronto: « Quando segna ? Quando se­gnava, forse... - scherzo­so riferimento all’assen­za del capitano - Scherzi a parte, cerco di estra­niarmi, perché sono trop­po tifoso. Gioisco e soffro il doppio, non reggerei le emozioni. Per esempio, entro in campo sempre dopo che lo stadio ha cantato l’inno del­la Roma, non ce la farei a sostenere la grande emozione dalla panchina ». Ra­nieri emozionato, Ranieri sensibile alle esigenze del gruppo: « Per tenere stret­ta la squadra bisogna trovare le chiavi giuste per ogni carattere, far capire a ogni giocatore l’appartenenza al proget­to, il valore più grande. Lo dico spesso a chi gioca meno. Quando la squadra segue l’allenatore è sbagliato cambiar­lo, anche se i risultati tardano ad arri­vare». Da qui ha tirato una stilettata al suo ex patron nel Chelsea, Abramovich: « In Inghilterra tenevano bene a mente questo concetto di unità. Poi sono arri­vati tanti miliardari che comprano i giocatori e vogliono vincere subito ».



L’ESTERO - « Le espe­rienze in Spagna e In­ghilterra mi hanno aper­to la mente », ha raccon­tato Ranieri. Che ha sot­tolineato: « La fuga di cervelli c’è anche nel calcio, non solo nella medicina. Perché all’estero danno la possibilità di realiz­zare altri progetti e guadagnare anche meglio, specie nel campo della ricerca scientifica. I giocatori guadagnano troppo? Sì, ma se fosse venuto un altro invece che , quest’aula non sareb­be così colma... ».