09/04/2010 11:02
Baccini, perché proprio Totti, lei che è genoano?
« Perché il capitano della Roma è una delle poche bandiere rimaste nel calcio, un ragazzo della porta accanto che la domenica si mette la maglietta della squadra del suo cuore e va a giocare per quei colori. Che ha rifiutato di guadagnare il doppio per restare a difendere i colori della sua città. Perché mi ricordo ancora quanto pesasse quel pallone sul dischetto di ItaliaAustralia ai Mondiali di Germania. Totti andò lì e segnò per tutti noi. Insomma, Francesco, anche per come riesce a porsi fuori del campo mi sembra possa mettere daccordo tutta lItalia del pallone».
Traspare comunque un minimo di simpatia per i colori giallorossi.
«Questo è un altro discorso e non nego di nutrire un certo affetto per la Roma. E una simpatia che viene da lontano, dalla fine degli Anni Settanta quando la Roma ci mandò in prestito Bruno Conti che con bomber Pruzzo, il nostro eroe di allora, deliziava Marassi. Che coppia ragazzi! Vederli vincere un paio di anni dopo lo scudetto con la Roma fece piacere a molti tifosi rossoblù, me compreso. E poi mi ricordo scambi tra Roma e Genoa di giocatori molto importanti. Sebino Nela da una parte e il povero Signorini dallaltra ad esempio. Insomma, in quegli anni cera un filo invisibile che legava in qualche modo le due squadre e le due città».
Quindi in questa volata finale...
« Tifo Roma, non cè dubbio. Per mille motivi. Questo strapotere delle milanesi mi ha un po stancato. Io vivo nel paese dove vive Moratti e potete figurarvi. E poi se vince la Roma so già che si fa festa tutto lanno. Mi è già capitato di essere nella capitale per promuovere un disco durante i festeggiamenti dello scudetto del 2001. Sembrava di stare a Rio de Janeiro e confesso di essermi tuffato anchio in quellatmosfera unica. Dai, magari se succede vengo anchio a cantare la mia canzone. I tifosi interisti invece, sono freddi e come dico nella canzone, al massimo gioiscono nel proprio studio».
Il calcio nel sangue. Perché Francesco Baccini prima che voler diventare un cantautore di successo, in realtà sognava di fare il calciatore.
«Ed ero quasi arrivato a realizzare il sogno. Da bambino giocavo in strada a Genova e mi videro alcuni osservatori della Sampdoria. Arrivai ad essere il portiere della Primavera blucerchiata, poi un bruttissimo incidente, un anno di ospedale e addio carriera e sogni di gloria. E son diventato anche tifoso genoano tornando alle mie radici e alla passione di mio padre».
Però una grande soddisfazione se lè tolta. E guarda caso proprio allOlimpico di Roma.
«Vero, in una delle prime partite del cuore, davanti a ottantamila spettatori ho parato un rigore ad Agroppi. Non era la finale di Champions League ma vi assicuro che lemozione è stata davvero grande » .
E uno sprint Inter-Roma col Milan terzo incomodo.
« LInter può inciampare già a Firenze. Pesa la Champions League sotto il profilo nervoso. LInter è come un ciclista che è in fuga da 200 chilometri e si vede arrivare alle spalle pian piano ma inesorabilmente linseguitore. Il calendario dice Roma ma a patto che la concentrazione sia ferrea, a cominciare dalla partita con lAtalanta».