Cinque motivi per dire Roma

29/04/2010 12:19

Nelle ultime tre visite, la Roma ha sempre vinto al Tardini senza prendere gol (il totale dice 10­0!). Con la spinta dei suoi impagabili tifosi, che proprio ieri hanno ottenuto altri 2.500 biglietti per partecipare alla trasferta del primo maggio, sarà più facile chiudere la quaterna.

All’Inter, anche in chiave Coppa Italia, a Trigoria penseranno da domenica. Convinti che con tre vittorie nelle ultime tre partite di campionato, alla fine i conti potrebbero tornare. Ma chi può fermare Mourinho? «Rosi e Curci sono ancora un po’ della Roma: il Siena ci può regalare lo scudetto al fotofinish» scherza un dirigente romanista. In questa pagina, abbiamo isolato cinque valide ragioni per cui la Roma deve spingere ancora.

Come ha ordinato e garantito Claudio Ranieri abbiamo isolato cinque valide ragioni per cui la Roma deve spingere ancora.

Come ha ordinato e garantito Claudio Ranieri nell’;intervista pubblicata ieri dal nostro giornale.

Il sorpasso

Un successo sabato restituirebbe il primato E l’Inter cosa farebbe? Da quando è cominciato il testa a te­sta con l’Inter, la Roma non ha mai preparato una partita da capolista. Ha sempre dovuto inseguire, ha sempre sentito la pressione addosso, ha sem­pre saputo di dover vincere, conoscen­do il risultato dell’avversaria. E’ suc­cesso nella domenica del sorpasso, con­tro l’Atalanta, dopo che la aveva bloccato l’Inter. E’ successo nel derby contro la Lazio, quando la parti­ta si era pure messa male, perché l’In­ter aveva travolto due giorni prima la . Ed è successo domenica scorsa contro la Sampdoria, 24 ore do­po Inter-Atalanta. Nell’ultimo caso, la Roma non è riuscita a cancellare il ­2 dalla classifica. E da lì ripartirà sabato a Parma. Con uno stimolo importante: può tornare prima, esattamente come ha fatto l’Inter per due settimane. Sen­za calcoli, contando sulle proprie virtù e sui limiti altrui. Il vantaggio, stavolta, è che la pressione è diminuita. La Ro­ma ha perso il comando delle operazio­ni e quindi è più leggera. Se dovesse battere il Parma, trasferirebbe il fluido della tensione alle menti degli interisti. E la corsa ricomincerebbe.

Il ritorno

, con la Samp un rientro «divino» E’ lui l’uomo in più nella sconfitta contro la Sampdoria ha fat­to passare quasi sotto silenzio il ritor­no di
a grandi livelli. «Ha giocato un primo tempo divino» confessa Ranieri, che si era accorto la settimana scorsa dei suoi progressi tanto da prefe­rirlo a Toni nel momento di fare la for­mazione. viene da una stagione mol­to tribolata ma sta entrando in forma pro­prio adesso. Rispetto a tanti altri è più fre­sco perché ha giocato solo 27 partite, la metà di Riise che ne ha fatte 53 tra Roma e nazionale norvegese. Domenica, ha segnato il primo gol su azione del 2010 (l’altro, alla , era su rigore) arrivan­do a quota 11 in campionato e 22 in stagio­ne. Avrebbe voluto raggiungere le 200 re­ti in serie A entro il 16 maggio (ora è a 189), non potrà più riuscirci. Ma è final­mente pronto a trasmettere ai compagni la sua voglia di scudetto. Si è visto anche nell’atteggiamento, quando è intervenuto con energia per ammansire Vucinic che si era scagliato contro Perrotta. Nel 2008, con Spalletti, per colpa del ginocchio non partecipò al volatone contro l’Inter. Ora c’è e cercherà di costruire un finale di­verso. A partire dal Parma, a cui ha se­gnato 13 gol in carriera.

Lo slancio

Le vittorie aiutano Sbancare il Tardini ridarebbe entusiasmo per la Coppa Italia. Ogni allenatore lo dice: vincere aiuta a vincere. Ma è vero anche il contra­rio: perdere aiuta a perde­re. E la Roma, dopo un flusso irrefrenabile di vit­torie, ha cominciato a per­dere. In cinque giorni, ha incassato due sconfitte consecutive: 1-0 con il bri­vido a Udine in Coppa Ita­lia, 1- 2 con la Sampdoria all’Olimpico. Mantenere alta la concentrazione e ri­trovare il feeling con il ri­sultato a Parma consenti­rebbe alla squadra di ritro­vare carica per lo sprint fi­nale, restituendo autostima a un gruppo che a un certo punto si è sentito imbatti­bile ma ora è tornato “nor­male”. Mercoledì 5 mag­gio, una data che infastidi­sce gli interisti almeno quanto il rumore dei graffi su una lavagna, c’è una fi­nale da giocare. Dimenti­care lo scudetto con due partite di anticipo e pre­sentarsi all’Olimpico, da­vanti a un altro pienone, con uno stato d’animo sba­gliato comprometterebbe anche il secondo obiettivo stagionale. A cui Ranieri, che vuole essere profeta in patria, tiene tantissimo. In fondo mancano 17 giorni alla fine della stagione: verrà il tempo, almeno per chi non va ai Mondiali, di rilassarsi. Dopo, però.

La

Un’Inter felice ma anche stremata E domenica sera c’è l’esame Lazio. Nelle ultime settimane, la Roma è sembrata un po’ stanca. Soprattutto alcuni uomini, da a Riise passando per Cassetti, non hanno reso al meglio delle loro possibilità, forse sfian­ dalla lunga remuntada all’Inter. Ma ora può essere l’Inter a pagare la fatica di . La semifinale del Camp Nou, oltre all’en­tusiasmo, lascerà molte sco­rie nelle teste dei giocatori. L’Inter ha giocato in dieci uomini per un tempo e mez­zo, ha spremuto l’acciaccato Sneijder, potrebbe presen­tarsi domenica all’Olimpico con una squadra boccheg­giante. Al di là dei discorsi sull’impegno della Lazio, che dipenderà anche dal ri­sultato pomeridiano di Ata­lanta- , l’Inter incon­trerà delle difficoltà. C’è da dire che gli ultimi avversari dell’Inter in campionato so­no tutti abbastanza sicuri del loro destino: tolta la La­zio, che non è ancora arit­meticamente salva, Mourin­ho affronterà il Chievo a San Siro e il Siena fuori casa. Ma l’ultima giornata di campio­nato capita sei giorni prima della finale di , in programma sa­bato 22 maggio. Il pensiero di Madrid, un appuntamento nuovo e unico per Massimo Moratti, è un punto a favore della Roma.

L’imponderabile

Da Roma-Lecce a quel 5 maggio la prova che il finale non è già scritto. La Roma sa cosa significhi perdere uno scudetto vinto: le è capitato il 20 aprile 1986, con Sven Goran Eriksson alle­natore. All’Olimpico arrivava il Lecce di Fascetti, già retroces­so e senza punti in trasferta in campionato. Era la penultima giornata, con la Roma che ave­va completato una favolosa rin­corsa agganciando in testa la . Roma-Lecce 2-3, impossibile, e scudetto alla . E’ un ricordo vecchio e ancora de­stabilizzante, però utile a valu­tare le logiche pazze del calcio. E’ successo tante altre volte, ad altre squadre, di buttare via un campionato contro avversari poco motivati. Indimenticabile la fatal Verona del 1973, con il Milan capolista battuto all’ulti­ma giornata e la capace di scavalcarlo battendo la Roma in una partita molto chiacchie­rata. Indimenticabile anche il sorpasso della Lazio, che nel 2000 festeggiò in volata mentre la
naufragava nel di- luvio di Perugia legittimato da Collina. E poi, ovviamente, c’è il 5 maggio dell’Inter. Stagione 2001/02: l’Olimpico tifa com­patto per l’Inter in una situazio­ne simile a quella di domenica prossima. La Lazio di Pobor­sky, un ceco poco incline al campanilismo, non concede nulla e fa piangere Ronaldo. Quello vero. Stavolta l’Inter, al­l’ultima tappa, l’Inter troverà il Siena. Una specie di Lecce. Sperare non costa niente.