30/04/2010 12:16
LA CHANCE - Questo almeno fino al febbraio 2007, quando Tommaso Ghirardi, da poche settimane diventato proprietario e presidente di un Parma con l'acqua alla gola in classifica ma anche a livello finanziario dopo il crack Parmalat, non decise di puntare su di lui per risollevare le sorti della squadra. E' il 12 febbraio 2007 quando Ranieri dice sì al Parma e prende il posto sulla panchina ducale di un suo ex allievo alla Fiorentina, Stefano Pioli. Quel giorno inizia la sua rinascita e anche quella del Parma che in quattro mesi, vissuti in modo intenso ma con quella capacità che possiede Ranieri di non creare tensioni inutili attorno e dentro alla squadra, ribalta la propria stagione e all'ultima giornata battendo in casa l'Empoli ottiene una meritata salvezza.
LA CITTA - Proprio perché il lavoro da fare era tanto, Ranieri e il suo staff hanno vissuto in maniera piuttosto distaccata la vita cittadina. Dalla casa ai limiti del centro cittadino al centro sportivo di Collecchio e ritorno, questo il tragitto percorso. Con poche eccezioni extracalcistiche, « tranne una volta - racconta Gabriele Majo, all'epoca addetto stampa della società gialloblù - in cui ci portò tutti nella Bassa a mangiare il pesce gatto ». Attorno alla tavola in riva al Po andò dunque in scena uno dei pochi momenti di svago di quattro mesi vissuti intensamente rincorrendo una salvezza che pareva difficilissima al momento del suo arrivo. Con un lavoro meticoloso e certosino, in cui ogni dettaglio veniva curato in prima persona, e senza fare proclami e promesse ma badando semplicemente al sodo, Ranieri riuscì a rianimare il Parma e a conquistarsi addirittura la fiducia della Juventus, rilanciando di fatto anche la propria carriera.
LA SQUADRA - A proposito dei particolari, Ranieri aveva addirittura studiato con gli addetti alla manutenzione dei campi del centro di allenamento la programmazione dell'accensione e dello spegnimento dell'impianto d'irrigazione per avere l'erba umida al punto giusto anche per gli allenamenti. Assieme al fido vice Damiano, inoltre, al termine di ogni allenamento mostrava ai singoli giocatori schemi e movimenti con lunghe sedute video, coinvolgendo tutti e arrivando a ottenere il massimo anche da giocatori fin lì criticati o scarsamente utilizzati come Gasbarroni o Muslimovic. Ma in quei quattro mesi di Parma, a Ranieri fu molto utile anche la propria esperienza inglese da manager. Con una società nata da poco, fu infatti fondamentale il carisma con cui l'attuale tecnico giallorosso si inserì nell'ambiente. Era lui, ad esempio, a sedersi a capotavola, dimostrando di non avere paura ad assumersi il ruolo di guida. Proprio come ha fatto quest'anno a Roma, lavorando senza proclami e facendo parlare i risultati.