09/04/2010 08:34
Il temerario si chiama Corrado Cascone e ha 39 anni. È nato a Erba, vive a Eupilio, piccolo paese in provincia
di Como. Suo padre era di Roma, zona San Giovanni, e gli ha trasmesso la passione per i colori giallorossi.
Che, al telefono, rivendica soddisfatto: «Per me è tutto, non avrei potuto tifare per nessunaltra squadra. Per farvi un esempio, ogni volta che vinciamo metto la bandiera fuori dal balcone e anche quando lavoro la nostra squadra viene prima di tutto». È per questo che alla cena dellInter si è presentato con la cravatta e la spilla della Roma: «Avreste dovuto vedere la faccia di Moratti - ricorda ridendo - uno spettacolo. Il presidente però non è stato lunico ad accorgersene: anche Samuel ha riconosciuto i colori e durante la cena è venuto da me». I due si sono guardati, poi il difensore che nella Roma ha vinto uno scudetto, lha guardato dritto negli occhi e, indicando la cravatta, ha detto: «Roba tosta, eh...».
Corrado racconta ancora di come la passione sia diventata una sorta di secondo lavoro: «Ho fondato un Roma Club che, da un anno, è associato allUtr. Il nome racchiude tutto: "O Roma o niente"». Lorganizzazione
del club comporta fatica e sacrifici, ma col sorriso sulle labbra «e con la gioia nel cuore, perché parliamo della cosa più bella che cè». Domenica però né lui né i suoi soci saranno allOlimpico «visto che con il divieto
di vendita dei biglietti in Lombardia, non abbiamo potuto comprarli» però per il derby già si stanno già
muovendo: «Siamo una ventina e la partita con la Lazio non ce la vogliamo perdere per nessun motivo al mondo. Ancora dobbiamo decidere come e quando scender giù, ma faremo il possibile per esserci».
Lamore per la Roma è ereditario, tanto che Corrado stesso lha trasmesso ai figli: «Ne ho tre e hanno 8, 12 e 15 anni. Ovviamente sono romanisti perché ne sentono parlare dalla nascita, come è stato per me. Essere romanisti quassù non è per niente facile, spesso la gente ti guarda male oppure ti prende in giro. Ma noi non ci facciamo intimidire e orgogliosi portiamo avanti la nostra passione». E se qualcuno li guarda male, come ha fatto Moratti due anni fa, «ce ne famo na ragione».