13/04/2010 09:19
Tutto dice Roma oggi. Se persino tra molti tifosi interisti serpeggia la paura di aver perso lo scudetto, vuol dire che la squadra di Ranieri è in pole position per lo sprint finale. Su questo non si può discutere, perché la classifica parla ancora più chiaro di quanto sembri. Il vantaggio sullInter è di 2 punti, non 1, perché in caso di arrivo alla pari la Roma sarebbe campione dItalia grazie agli scontri diretti: 1-1 a San Siro, 2-1 allOlimpico.
La grande forza dei giallorossi è il morale a livello altissimo, a patto che questa forza non si trasformi in un limite. La Roma, e soprattutto lambiente che la circonda, non deve commettere lerrore che ha condizionato lInter: credere di avere già vinto.
Fiato corto E vero che Ranieri può essere considerato il vincitore morale di questo scudetto, ma a questo punto non può accontentarsi degli applausi perché ha il diritto di pensare anche al risultato finale. E siccome non è un presuntuoso, sa benissimo che le difficoltà arrivano adesso, perché la squadra non dovrà avere il braccino, o semplicemente, il fiato corto come nel finale della partita contro lAtalanta. Ma soprattutto Ranieri sa che la Lazio è il peggior avversario in questo momento.
E anche se battesse la Lazio, come allandata, non sarà facile poi vincere le altre quattro partite che aggiunte alle ultime 5 allungherebbero a 10 la serie da 3 punti: obiettivamente unimpresa nellimpresa per una squadra che è già andata oltre ogni previsione. Ecco perché non andrà poi sottovalutata la Sampdoria in corsa per la Champions, e tantomeno Parma, Cagliari e Chievo. Perché la Roma ha perso uno scudetto, nel 1986, con il Lecce già retrocesso.
INTER
È lora del turnover per tornare primi
La prima volta con una squadra davanti nel girone di ritorno, dallestate del 2006, è dura da digerire. Proprio il salto in basso nel morale è la differenza più grande che separa lInter dalla Roma. Nessun nerazzurro può più ripetere il ritornello che «basta vincere le ultime partite per vincere lo scudetto». E non basta nemmeno finire alla pari, perché gli scontri diretti penalizzerebbero Mourinho. Al massimo ci si può aggrappare alla scaramanzia, ricordando che soltanto una volta nel nostro campionato due squadre sono finite alla pari. Era il 1964, lanno dello spareggio perso dallInter di Herrera contro il Bologna, ma anche lanno della prima coppa dei Campioni vinta da papà Moratti... Piccola favorita Una grande squadra, e lInter lo è, ha il dovere di puntare a tutto, perché lorganico a disposizione di Mourinho è di qualità e quantità superiore a quello ereditato in corsa da Ranieri. Se il tecnico si deciderà a ruotare meglio i suoi uomini, non soltanto stasera in coppa Italia, lInter rimane la nostra sia pur piccola favorita per lo scudetto, e non soltanto perché preferiamo il rettilineo della coerenza alle curve degli ultimi risultati. Bene o male, anche se il nuovo Julio Cesar sembra il vecchio Julio Sergio, lInter ha sempre la miglior difesa e il miglior attacco e non si è ancora vista una squadra così arrivare seconda. E poi è più abituata a lottare al vertice, almeno in Italia. Alivello di forma non sta peggio della Roma, visto che a Firenze ha dimostrato di non avere esaurito la benzina. E infine la Juve fa meno paura della Lazio, che lInter potrebbe trovare già salva dopo Barcellona. Ma è chiaro che adesso lInter non deve sbagliare più. E questo, come direbbe Moratti, non è simpatico.
MILAN
Solo Ronaldinho può riaprire i giochi
Secondo la classifica il Milan è ancora in corsa, perché 4 punti meno della Roma a 5 gare dalla fine non sono incolmabili, specie ricordando che - al contrario dellInter - in caso di arrivo alla pari con i giallorossi, i confronti diretti premierebbero i rossoneri. Ma i teorici vantaggi di Ambrosini e compagni finiscono qui. Il campo, infatti, racconta una verità più amara. Il Milan è una squadra fuori forma con il morale sempre più basso, perché ogni volta che sogna di avvicinarsi alla vetta spreca le occasioni, soprattutto in casa. Dopo il sofferto 1-0 al Chievo, ottenuto a tempo scaduto, sono arrivati tre pareggi consecutivi a San Siro (1-1 con Napoli e Lazio, 2-2 con il Catania), una sconfitta (0-1) a Parma e appena un successo (3-2) a Cagliari. In totale: 6 punti su 15 a disposizione, in 5 partite. Avversari difficili Come se non bastasse questo quadro tuttaltro che incoraggiante, il Milan ha un calendario oggettivamente più difficile rispetto a quello di Roma e Inter. Domenica avrà la prima delle due trasferte a Genova contro la lanciatissima Sampdoria in cerca del quarto posto, ma dovrà andare anche a Palermo, contro unaltra squadra affamata di gloria-Champions, mentre a San Siro riceverà Fiorentina e Juventus. Con un organico falcidiato da infortuni agli uomini più importanti, Nesta dietro e Pato davanti, senza scordare Beckham, il Milan avrebbe bisogno del miglior Ronaldinho, quello della prima parte del campionato, e invece il brasiliano sembra ormai demotivato. Dal punto di vista tecnico, quindi, almeno in linea puramente teorica, non è un Milan da buttare. Ma limpressione è che allo scudetto non credano più neppure i giocatori.