"Mourinho si calmi e accetti gli errori arbitrali"

03/04/2010 10:22

Mourinho sembra teso. Il carattere di un allenatore può condizionare quello della sua squadra: «Un al­lenatore dà l’impronta, dà il gioco, il carattere, una fi­losofia. Non so quanto pos­sa condizionare la squa­dra, certo l’Inter è figlia sua, nel bene e nel male. Noi dobbiamo continuare come stiamo facendo, dob­biamo essere sereni, non dobbiamo essere troppo ca­richi. Dobbiamo giocare al calcio. A me non piace drammatizzare, non fa par­te del mio carattere. Ero così da calciatore, capita­no e ora lo sono da allena­tore. A me non piace dare addosso agli arbitri. Sba­gliano come noi e non mi piace fare la vittima. An­diamo avanti e alla fine si vede. Comunque l’Inter è una figlia splendida perchè è una grandissima squadra e ce lo ha fatto vedere an­che l’altra sera in Coppa, perche contro il Cska meri­tava di più».

Ranieri preferisce evita­re paragoni con la Roma scudetto, soprattutto per­diversa chè oggi non ci sono i mez­zi economici di nove anni fa: «Non trovo alcuna simi­litudine, quella era una su­persquadra, costruita pez­zo per pezzo, costata pa­recchio. Potremo giocare con il tridente, ma non è proprio come quello che adottava Capello. Delvec­chio aveva maggiore predi­sposizione a fare la fase di­fensiva ma anche Vucinic la sa fare, però è più uno scattista. Ma anche lui ha spirito di sacrificio. Con il tridente è importante che corrano tutti, non solo gli attaccanti e che la squadra resti compatta».

La Roma ha ripreso a correre, qualcuno gli fa no­tare che la nella pas­sata stagione aveva accusa­to una flessione in questo periodo. Il suo modo di la­vorare è sempre lo stesso: «Non è cambiato nulla, la ha corso e così si è salvato anche il Parma, quando sembrava retroces­so. Qualcuno dimentica che la è arrivata terza da neo promossa e poi è ar­rivata seconda. Ogni tanto va ricordato. C’è stato un calo solo al secondo anno, ma la nostra forza era pro­prio vincere le partite fina­li, negli ultimi minuti».

Oggi arbitra Rizzoli, che a punì la Roma con un rigore inesistente. Ma Ranieri sceglie una linea da quella di Mou­rinho: «Mi sento sereno, nonostante quell’episodio. Collina pondera e manda gli arbitri che considera migliori. Poi gli errori ci stanno, a si vedeva in tv che il fallo di mano era involontario, ma come era messo Rizzoli non po­teva vederlo. Non lo voglio difendere, non me ne frega niente».

Dopo l’incredibile esone­ro alla oggi per Ranieri ci sono solo elogi. Ma non la considera una riabilitazione mediatica: «No, non direi, a Torino c’era solo un giornale che mi faceva la guerra e anco­ra oggi non parla di me. Ma tutto questo è simpati­co. I giornalisti normali mi hanno criticato ed elogia­to, serenamente. Io mi sen­to in pace con me stesso e con il mondo. Qualcun al­tro non si sentirà in pace».

Si respira l’atmosfera dello scudetto, quello del 2001. Ranieri è geloso dei suoi sentimenti: «Nel 2001 ero al Chelsea. Seguivo da lontano la Roma. Fu un cammino diverso dal no­stro, quell’anno fu sempre in testa. Chiedevo i risulta­ti. Tifavo Roma? Non mi fa­te queste domande. Certo che tifavo Roma». Ed è per questi sentimenti che vuo­le andare avanti con il pro­getto Roma: «Per me è una doppia responsabilità alle­nare la Roma, da professio­nista e da tifoso. Voglio rin­graziare il popolo giallo­rosso che viene a sostener­ci. Faranno tanti chilome­tri e staranno lontani dalle famiglie in questo periodo di festa. A noi fa piacere sentire questo amore. Mi auguro che tornino da Bari sereni e soprattutto che stiano attenti nell’affronta­re un viaggio così lungo. Giocheremo contro una buona squadra, che ha fat­to tanti punti in casa e che ha battuto diverse grandi. Sarà una gara bella, con due formazioni che cerche­ranno la vittoria».

La Roma in questo mo­mento ha qualcosa in più delle milanesi, l’entusia­smo. Per Ranieri non è co­sì:

«L’Inter ha un punto in più, è la favorita, poi c’è la Roma e poi il Milan. Loro devono vincere, noi siamo là. Ci è stata aperta non una porta, ma un portone. Dobbiamo lottare e alla fi­ne non dovremo avere rim­pianti. Se poi saranno più bravi gli stringeremo la mano».