03/04/2010 10:32
Cè anche un riscontro statistico a confortare la scelta di Ranieri. Da quando il tecnico si è seduto sulla panchina giallorossa, con Pizarro in campo, in campionato la Roma ha perso soltanto una partita, quella di San Siro contro i rossoneri, una sconfitta che ancora non è andata giù dalle parti di Trigoria, e non solo, con il Livorno e a Udine il cileno non giocò, poi, da quella sconfitta in Friuli, la Roma in Italia non ha più conosciuto la parola sconfitta arrivando a ventuno risultati utili consecutivi che lhanno proiettata dove è adesso, a un punto dallInter capoclassifica, legittimando il ritorno della parola scudetto da questo parti.
Pensare che sino a qualche mese fa, a Roma cera ancora qualcuno che storceva la bocca quando parlava Pizarro, fa troppe finte, non è un giocatore di alto livello, non ha il fisico e le dimensioni per fare la differenza e altre amenità di questo tipo si dicevano di questuomo che quando parla non abbassa mai lo sguardo. Perché è vero che non può essere definito un gigante, ma lo è lo stesso per personalità, carisma, cuore, leadership. Nessuno a Roma, per esempio, ha più dimenticato i centoventi minuti giocati dal cileno nella passata stagione nella gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions league, una partita in cui è andato in campo pur non stando in buone condizioni fisiche, una partita in cui più lo picchiavano e lui più si rialzava.
Oggi a Bari toccherà ancora al cileno prendere per mano la Roma e portarla oltre lostacolo Bari e ancora più vicina alla parola scudetto, quello scudetto a cui ha rinunciato lasciando lInter di Roberto Mancini che lo aveva voluto per poi non farlo quasi mai giocare. Da quel giorno quando salutò tutti ad Appiano Gentile, sogna di prendersi la rivincita contro i nerazzurri, in qualche misura se lè già presa, lultima volta appena una settimana fa, ma vuole completare lopera scucendo il tricolore da quella maglia nerazzurra che, di fatto, gli hanno fatto quasi soltanto vedere. Toccherà ancora a lui, in mezzo al campo, capire la partita, soprattutto capire prima degli altri, cosa che gli riesce spesso e volentieri, consentendogli di arrivare in anticipo rispetto a quelli che magari sono più alti di lui di una spanna. Ai suoi fianchi avrà da una parte Daniele De Rossi e molto probabilmente Rodrigo Taddei dallaltra, davanti tre attaccanti che si chiamano Totti, Toni e Vucinic che dovranno essere messi nelle condizioni di fare male. Sarà sufficiente rifornirli di un buon numero di palloni, al resto penseranno loro.
Per quei rifornimenti Ranieri sa di poter contare sul fosforo di questo ragazzo di trentuno anni che ha già deciso di concludere la sua carriera italiana con la maglia della Roma, indossata la prima volta nella stagione 2006- 07. Rimarrà qui sino al trenta giugno 2013 come da contratto firmato, poi tornerà a casa sua per concludere con il calcio giocato con la maglia della squadra della sua città, Valparaiso. Fino a quel giorno, però, la Roma sa di poter contare su un giocatore che sa fare la differenza, un uomo vero e un romanista acquisito. Non è poco. E Claudio Ranieri questo lo ha capito da un pezzo. Per questo gli ha affidato le chiavi di una Roma che sogna lo scudetto.