20/05/2010 12:37
Perché Pizarro e De Rossi sono molto di più, sono romanisti. E se dirlo di un giocatore che è nato, cresciuto e probabilmente giocherà sempre e solo con la maglia della Roma può sembrare la cosa più naturale del mondo, lo stesso non si può dire di un ragazzo di 30 anni nato a qualche migliaio di chilometri dalla capitale e arrivato a Roma passando prima per lUdinese e poi per lInter. Non un bel percorso, anche se la meta giustifica il cammino tra il freddo e la pioggia di Udine e Milano. Alla vena del collo di Daniele, che ad ogni gol si gonfia sempre di più (facendoci temere ogni volta per la sua salute oltre che per la nostra), siamo abituati da sempre, lattaccamento per questi colori da parte del cileno è stata una sorpresa piacevole e inaspettata. Tra Pizarro e la Roma nel corso di questa stagione è scoppiato lamore: da una parte i tifosi si sono resi conto di che grande giocatore sia il numero 7 giallorosso, dallaltra il Pek li ha ripagati nel migliore dei modi in campo e fuori. In campo con prestazioni superiori alla media di qualsiasi altro centrocampista del campionato italiano (ma anche in Europa non ce ne sono come lui) fuori con una "romanità" inaspettata.
Dovevate vederlo, il Pek, domenica pomeriggio a Verona davanti alla muraglia dei tifosi giallorossi. Sembrava un bambino al parco giochi, sprizzava gioia in ognuno dei suoi centosettanta centimetri di altezza perché uno spettacolo del genere non lo aveva mai visto. Oppure la settimana precedente, quando al termine della gara dellOlimpico con il Cagliari si è andato a sdraiare, esausto, sotto la Curva Sud: mentre i suoi compagni facevano il giro di campo per ringraziare i tifosi lui stava lì, con gli occhi rivolti verso il cielo, e gli applausi erano tutti per lui. Come ad ogni riscaldamento pre-partita, quando era sempre il primo ad entrare in campo e il primo ad incitare il pubblico romanista.
Per Daniele è tutto molto più facile. Lui è una bandiera che cammina, e la sua romanità e il suo attaccamento alla maglia lo dimostra ogni volta che apre bocca, ogni volta che indossa la maglia giallorossa. Dopo la gara col Chievo ha detto che avrebbe scambiato volentieri la sua convocazione per il mondiale sudafricano con lo scudetto della Roma. Ha detto, De Rossi, quello che ogni tifoso romanista avrebbe voluto sentirgli dire. Lui lo sa, perché è il tifoso numero uno della squadra in cui gioca. Pizarro e De Rossi sono nati per giocare insieme.
Claudio Ranieri ci ha messo un po a trovare la quadratura del cerchio, ma alla fine tutti i pezzi del puzzle sono
andati al loro posto. Magicamente, in maniera naturale, perché quando hai a disposizione due tra i centrocampisti più forti in circolazione non può essere un problema farli giocare insieme. Capitan Futuro è forza fisica, intelligenza, tiro, capacità dinserimento, il Pek è intelligenza, geometria, senso del ritmo e fantasia. Uno, il cileno, davanti alla difesa a dettare i tempi; laltro, De Rossi, a correre un po di più e leggermente decentrato rispetto al passato, ma comunque sempre in grado di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche: lo dimostra il fatto che in una stagione che non sarà ricordata come la sua migliore da quando gioca a calcio è stato comunque il terzo marcatore romanista (11 gol comprese le coppe, ha segnato in tutte le competizioni) alle spalle di Totti e Vucinic. In fase realizzativa ha fatto meglio di gente come Menez o Baptista, che di professione di gol ne dovrebbe fare di più.
Usa il cervello, Pizarro, perché ne ha in abbondanza, ed è questa la sua arma in più: vede le cose prima degli
altri, e per il ruolo che ricopre è un vantaggio non da poco e un pregio che non hanno avuto molti calciatori
nella storia del calcio. Uno a Roma lo abbiamo visto, era brasiliano e portava la maglia numero 5, ma poi
più niente per tanto (troppo) tempo. Ma qual è il ruolo del cileno? Per caratteristiche fisiche non è certamente
il prototipo del centrocampista moderno: non è Essien né Tourè. E Pizarro, e per rubare un termine legato
al basket ma ormai di uso corrente anche nel calcio, e fa il playmaker.
Ci ha messo un po, dicevamo, Claudio Ranieri a sistemarli ma alla fine cè riuscito: il Pek è quello che ha
girato di più prima di trovare la sua collocazione naturale, perché nelle sue prime uscite il tecnico testaccino
lo ha schierato prima come vertice alto nel rombo (una sorta di trequartista) e poi come interno di centrocampo dove il cileno non rende al massimo. Solo alla fine lo ha scoperto playmaker. De Rossi, invece, rende bene in qualunque posizione e con qualunque modulo e proprio per questa sua duttilità Ranieri lo ha potuto spostare di qualche metro senza pregiudicarne le prestazioni. Anzi. Così ha trovato la soluzione.
Che sarà la stessa ancora per molto tempo. Il contratto di Pizarro, rinnovato allinizio di questa stagione,
scadrà il 30 giugno del 2013. Solo allora, quando lui avrà quasi 34 anni, farà le valigie insieme alla moglie Carolina e ai figli Bastian e Davca, saluterà tutti e farà ritorno a Valparaiso dove quasi sicuramente si dedicherà ad una scuola calcio per i bambini e probabilmente ad una carriera politica come ministro dello sport. Fino a quel momento però continuerà ad essere uno dei migliori centrocampisti del mondo, con la maglia della Roma. E giocherà al fianco di De Rossi.
Per Daniele, che sarà lunico giallorosso nella formazione azzurra che andrà in Sudafrica a difendere il titolo mondiale conquistato quattro anni fa, comincia come tutti gli anni il periodo delle prime pagine. Ad ogni latitudine, infatti, cominciano ad associarlo a tutte le squadre europee più forti. Cè chi lo vorrebbe al Barcellona (in realtà sono i tifosi del Barça che lo vorrebbero), chi al Real (è di ieri la voce di un possibile
scambio con Benzema e 30 milioni nelle casse romaniste) e chi al Manchester City (che di milioni ne avrebbe
offerti 40). Senza contare il Chelsea di Ancelotti, che probabilmente si rivede in Daniele. Niente da fare. Perché se è vero che nel calcio (e a maggior ragione nel calciomercato) non ci sono mai certezze, è altrettanto vero che Daniele (come Totti) per Roma e per la Roma è come un monumento. Come il Colosseo. E da che
mondo è mondo i monumenti non si vendono. A nessun prezzo.