18/05/2010 10:25
In quel momento lo striscione incriminato non era ancora apparso e De Rossi, con grande eleganza, aveva fatto i complimenti ai nerazzurri. Ieri però, intervenendo a Milano ad un evento organizzato dal suo sponsor, e al quale erano presenti molti sportivi tra cui alcuni giocatori dellInter, non ha potuto fare a meno di dire la sua e sullattacco al Capitano: «Non cè bisogno di queste cose, credo che sia già molto bello festeggiare lo scudetto con i propri tifosi. La maggior parte dei calciatori è fatta così. Gli autori di questo gesto non si sono pentiti. Chi lo ha esposto non si è smentito da quello che ha fatto recentemente. Lo avrà fatto per compiacere i propri tifosi o qualcun altro. Evidentemente gli è rimasto solo quello da fare, ma ognuno ha il suo stile e va bene così. Le scuse? No, non è mica morto nessuno, però non lo capisco. Vivo in una città dove lo sfottò è normale. Meno male che sto a Milano, altrimenti stamattina sarei stato pieno di laziali sotto casa. Però quello non lo capisco. Credo che sia un pò lo specchio dellItalia e purtroppo anche della classe politica, e di quei politici che hanno chiesto le scuse ufficiali dal Siena perchè si è giocata la sua partita contro lInter onorando la propria professionalità. Anche Materazzi ha messo una maglia (con su scritto "nun è successo" per prendere in giro il tormentone dei romanisti degli ultimi mesi, ndr), e nessuno laveva mai chiamato in causa. Nessuno deve però scusarsi, mi ripeto, non è morto nessuno».
Unaltra dimostrazione di stile, quella di De Rossi. Che si abbina a meraviglia col suo amore viscerale per Roma. Quellamore che ti fa piangere e al tempo stesso ti rende orgoglioso. «La delusione lavevamo già metabolizzata - ha spiegato Daniele a chi gli chiedeva delle sensazioni per il sogno volato via -, le mie lacrime erano per quella gente così innamorata della Roma che era sugli spalti. Nel Siena ci speravamo, ma non era molto fattibile. Vedere quella gente così innamorata era commovente, io in campo mi sento come loro». E Francesco Totti come lui. Anche se è sfumata una grande opportunità. «Provo a non pensare che possa essere lultima occasione per lui, provo a pensare a ciò che possiamo fare per arrivare due punti davanti e non dietro. Francesco è avvantaggiato perché uno lha già vinto, io invece sto ancora al palo. Ma se continuiamo a lavorare così prima o poi uno scudetto lo vinceremo». Rimpianti? Solo un po, ma senza andare a cercare una partita in particolare: «In un campionato di trentotto partite non ce nè una, forse la Samp, perché è lunica delle ultime dieci o undici che non abbiamo vinto. Siamo stati un pizzico sfortunati, ma in un campionato capita a tutti».
Anche ad una squadra che con Ranieri ha fatto 80 punti in 36 partite: «A livello di risultati il suo apporto è stato incredibile. Anche a livello di spogliatoio è stato importantissimo per noi, per tirare fuori le nostre qualità». E adesso? Su quali basi si fonda la Roma del futuro? «Si deve ripartire da questi giocatori. Anche Toni, è uno degli artefici della cavalcata. Si riparte da questi, e se qualcuno dovesse essere perso per strada, perché magari vuole andare a giocare o vuole andare via, si dovrà investire. Quello che la società in base alle proprie possibilità ha sempre fatto». Investire per poter essere competitivi anche in Champions. Anche se per De Rossi manca ancora una mentalità europea: «Non cè. Abbiamo fatto grandi cose in Champions, anche meglio che in campionato, arrivando due volte tra le migliori otto e uscendo ai rigori. Ma non siamo pronti per arrivare in fondo e vincerla. Manca una rosa di trenta giocatori di un determinato livello. Con un campionato italiano così equilibrato non è facile emergere anche a livello europeo». Come sta riuscendo in questa stagione allInter, che sabato ha la finale di Champions: «Non voglio fare luccello del malaugurio, ma secondo me lInter è più forte del Bayern Monaco. Poi, non si sa chi vince in queste partite secche, ma lInter è più forte». Questione di stile.