Ecco Fabio, il compagno di Kakà

19/05/2010 11:13

loro ci sono tre elementi che ci riusciranno e che in quei momenti di crescita fisica, tecnica e umana cementano un’amicizia che dura ancora: Kakà, Julio Baptista e Fabio Simplicio. Insieme davano vita ad un centrocampo con i fiocchi nelle giovanili del San Paolo. Insieme sono stati promossi in prima squadra al termine della deludente stagione 1998-99, quando la società cedette in blocco l’intero centrocampo composto da Marcelinho, Vagner (quello che giocò anche nella Roma di Zeman), Edmilson e Beto proprio per dar spazio ai giovani. La mossa si rivelò vincente sia sul campo che per le casse societarie, rimpinguate dalle successive cessioni dei tre ragazzi che, in quell’ormai lontano 2000, portarono linfa vitale in prima squadra, aiutando il San Paolo a disputare un buon campionato. E se Kakà brillava per la fluidità della corsa e per l’eccezionale controllo di palla e tiro in porta, Julio Baptista eccelleva nel fisico e nei calci piazzati, Fabio Simplicio si faceva valere nel lavoro a tutto campo e negli inserimenti da dietro. Una dote che veniva esaltata dal movimento degli altri due. Insomma, una sorta di Perrotta brasiliano e non a caso la Roma ha pensato a lui proprio per questo: per avere in organico una validissima alternativa al campione del mondo dimenticato da Lippi, che avrebbe meritato più di altri di andare in Sudafrica. La notorietà appena acquisita per la bravura dimostrata sul campo aiutarono Kakà e Julio Baptista ad avere immediatamente tante richieste dai ricchi club europei e il San Paolo pensò bene di monetizzarle nel 2003, quando cedette il primo al Milan e il secondo al Siviglia. Anche su Simplicio c’erano già gli occhi di molti osservatori del vecchio continente, ma la società decise di tenerlo un altro anno e in quella stagione 2003-04 lo vide giocare 48 partite di campionato con 9 gol e 11 su 12 nella Coppa Libertadores (la del Sudamerica), in cui il San Paolo fu eliminato in semifinale. Che fosse forte davvero ormai era chiaro a tutti e nel 2004 il suo cartellino fu acquistato dal Parma, al quale era stato segnalato da Arrigo Sacchi, a quei tempi osservatore del club e amante dei giocatori polifunzionali, era rimasto impressionato non solo dagli ottimi piedi del ragazzo, ma anche dalla sua duttilità tattica e dai suoi polmoni, tanti erano i chilometri che faceva in ogni partita che giocava. E ancora oggi Simplicio non finisce di ringraziare il vecchio Ct azzurro. «A Sacchi devo molto perché

mi ha fatto diventare un calciatore europeo
». Sul ragazzo, infatti, lo staff tecnico del Parma capeggiato dall’Arrigo lavorò moltissimo e i frutti si videro nella seconda stagione in Emilia, dopo una prima vissuta come quella dell’ambientamento e dell’apprendimento. Nel 2005-06, invece, esplose, segnando 10 reti in 37

partite di campionato (ne saltò solo una per ) e 1 in 2 gare di Coppa Italia. La continuità di rendimento fu il suo pezzo forte, così come
il fiuto del gol, che a dire il vero stupì un po’ tutti, a cominciare da Zamparini, che si innamorò di lui e lo portò al Palermo in cambio di cinque milioni e mezzo di euro al Parma e un contratto quadriennale di 700.000 euro al giocatore. Era l’estate del 2006 e per Simplicio, nato il 23-9-1979 e sposato con Elaine, iniziava una nuova vita. Al posto delle nebbie emiliane c’era ora il sole della Sicilia, nella quale il 21-10-2009 festeggiò la nascita del secondo figlio, Jordan, che si aggiunse alla sorellina Luana. Quanto al campo, a Palermo la sua bella favola nel calcio italiano è continuata e il 9-11-2009 lo ha portato

anche a ricevere la prima convocazione in nazionale da parte del Ct Dunga, che volle vederlo in occasione delle amichevoli del 14 e 17 novembre con Inghilterra (contro la quale rimase in panchina) e Oman, contro il quale collezionò quella che finora è la sua unica gara in maglia verdeoro entrando all’inizio del secondo tempo al posto di Felipe Melo. Storie di brasiliani d’Italia che si accavallano e che ora porteranno ad una staffetta giallorossa tra i due vecchi amici di San Paolo, Julio Baptista e Fabio Simplicio, che rispetto all’altro

non ha soprannomi roboanti con cui presentarsi ai suoi nuovi tifosi, ma un curriculum fatto di tanta sostanza e qualità. Doti che a Ranieri piacciono moltissimo. Quanto al ruolo che ricopre lui si dichiara un trequartista e per quello che abbiamo visto negli ultimi tempi possiamo dire che ha ragione, anche se quando era al San Paolo veniva considerato più una mezzala, tanto che quando arrivò in Italia disse di assomigliare un po’ a Mauro Silva e un po’ ad . La trasformazione tattica, dunque, l’ha vissuta in questi cinque anni che ha

passato con noi, ma soprattutto nella stagione scorsa con Ballardini, allora mister del Palermo. «Da quando mi ha detto di giocare sulla trequarti campo ho ritrovato tranquillità. Ora mi sento libero, importante e responsabilizzato, perché da trequartista posso dettare i ritmi agli attaccanti» disse a quei tempi, confessando anche di ricevere molti consigli preziosi da Kakà, che in quel ruolo di trequartista ci ha sempre giocato.